Il 2 marzo la condanna a 30 anni di carcere di Angelo Lavarra per avere ucciso la moglie di 42 anni in un piccolo paese in provincia di Vicenza, tentando di far passare il delitto come un suicidio. Vittime invisibili due sorelline di 11 e 14 anni rimaste orfane delle quali si prende cura nei primi mesi tutta la comunità, fino a quando non vengono affidate alla zia. Un buon esempio di collaborazione tra istituzioni locali, società civile e parrocchia, dice in un’intervista al Sir il parroco don Fabio Balzarin. Il giovane sacerdote arriva nella parrocchia di Santa Maria Annunziata a Marano Vicentino, frequentata dalla famiglia nell’ottobre 2018, appena un mese prima della tragedia che ha scosso il piccolo paese nel quale, ricorda, “tutti pensavano che drammi come questo potessero accadere solo nelle grandi città”. Eppure è successo e “tutta la comunità si è fatta carico del dramma e della sofferenza delle bambine. La maggior parte del lavoro lo ha svolto l’amministrazione comunale e noi come parrocchia abbiamo collaborato per cercare di affrontare insieme una realtà tremenda che interroga e mette in crisi”. “Una famiglia comune, apparentemente normale – dice –, pur con alcuni problemi di relazioni al suo interno, ma come tante oggi”. All’inizio la versione del marito – che si trattasse di suicidio – sembrò verosimile. “Ai funerali, e anche nei primi tempi, nessuno lo mise in dubbio”, racconta il sacerdote, ma successivamente le indagini raccolsero indizi tali da escludere l’ipotesi del suicidio e poco tempo dopo il maritò ammise la propria colpevolezza.