A seguito del decreto emesso dal Ministero della Salute palestinese, con il quale si stabilisce la chiusura di scuole, moschee e chiese per 14 giorni, al fine di ridurre il più possibile il contagio da coronavirus, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha a sua volta diffuso poco fa un elenco di “indicazioni pratiche per questi giorni, alcune delle quali già date in precedenza. Tali indicazioni valgono per tutte le parrocchie, tutte le chiese, cappelle, case religiose e qualsiasi altro luogo di culto nel territorio di Betlemme, Beit Jala, Beit Sahour e Gerico”. Tutte le altre località sono esenti da tali disposizioni. Nella nota, mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino, chiede a tutti i fedeli, sacerdoti, religiosi e religiose della Regione pastorale di Betlemme “senso di responsabilità e collaborazione con le autorità e con coloro che sono preposti alla salute pubblica per il bene di tutti”. Le indicazioni prevedono, tra le altre cose, che “le chiese rimangano aperte solo per la preghiera individuale” mentre per le messe queste “possono essere celebrate, ma solo per gruppi non superiori a 15, a condizione che nella chiesa vi sia sufficiente distanza tra le persone (almeno un metro). In caso contrario, non si possono avere celebrazioni”. Tale disposizione è valida “anche per la domenica. In questo caso i fedeli sono esenti dall’obbligo della partecipazione domenicale”. Restrizioni anche per i funerali che “devono tenersi nei cimiteri, con il minor numero possibile di persone, ma non in spazi chiusi”, per la Via Crucis che “può essere svolta nelle piazze o negli spazi aperti, se il tempo è appropriato, altrimenti si dovrà invitare a celebrarla in famiglia”. Tutte le attività ecclesiali e pastorali, comprese quelle riguardanti “i gruppi giovanili, gli scout e altri, sono cancellate”.
Restano in vigore le indicazioni precedentemente date: “La comunione si dà solo sulla mano. Evitare di dare il segno della pace con le mani o con qualsiasi altra forma di contatto. Togliere l’acqua santa dalle acquasantiere nelle chiese e nelle cappelle”. Mons. Pizzaballa raccomanda, invece, che “venga distribuita nelle case per la preghiera”. L’amministratore apostolico del Patriarcato latino invita “tutti i parroci ad organizzare messe in streaming, attraverso l’uso dei media e di comunicare questa possibilità ai loro parrocchiani. Lo stesso valga per le attività di catechismo ed altre iniziative simili”. Ai singoli parroci è lasciata la facoltà di “trovare i modi e le forme per permettere ai fedeli di ricevere l’Eucarestia, il pane che ci dà forza per il cammino, come messe all’aperto o altro, ma sempre nel rispetto delle disposizioni del Ministero e con senso di responsabilità. Incoraggiamo tutti a pregare a casa, leggere la Bibbia e continuare a digiunare, chiedendo a Dio di avere misericordia di noi e perdonarci. Invito – scrive mons. Pizzaballa – tutte le comunità a pregare per i nostri fratelli che sono in questo momento ulteriormente isolati. La preghiera ci dà forza. So che queste disposizioni non troveranno l’accordo di tutti, ma invito tutti al senso di responsabilità e di unità. La forza, che ci viene dalla comunione con Cristo Gesù – conclude – non cancella la nostra responsabilità per la protezione e la cura del nostro ambiente”.