Ragazzo ucciso a Napoli durante una rapina: don Pagano (cappellano Nisida), “impariamo a prenderci cura dei figli più fragili come una madre premurosa”

“La prima cosa è rendersi conto che non esiste una reale concertazione tra tutti gli attori sociali che si interfacciano con le nuove generazioni. E mi chiedo: è possibile fare scuola a Napoli come si fa scuola a Milano? O, nella stessa città, la scuola che si fa a Scampia può essere la stessa che si fa al Vomero? Le politiche sociali come vengono gestite? Le cosiddette ‘educative territoriali’ come vengono gestite? La maggior parte di esse non hanno una continuità, i finanziamenti sono dati il più delle volte a cooperative e associazioni amiche del politico di turno e non a quelle che adottano i metodi più efficaci, si guarda al clientelismo politico. Quando cambia il politico finisce un percorso e ne inizia un altro. Mali vecchi ma che sono, tuttora, molto presenti”. È la denuncia del cappellano dell’Istituto penale per minorenni di Nisida, don Gennaro Pagano, in un’intervista al Sir, dopo la morte di un baby rapinatore, nella notte tra sabato e domenica scorsi, a Napoli. “Purtroppo – evidenzia il sacerdote -, la frammentazione significa l’inefficacia dal punto di vista educativo: ognuno pensa al proprio piccolo settore e l’efficacia degli interventi verso questi ragazzi equivale a zero per molti di loro”.
Poi ammette: “La Chiesa fa già tanto, il punto è che è lasciata sola. E non dovrebbe essere spesso solo un ente assistenzialistico ma anche un pungolo rispetto a certe dinamiche istituzionali e sociali che non funzionano per niente. A volte, non ne ha neanche la forza: penso al povero parroco che sta nel quartiere di provincia, cosa può fare? A volte anche la scuola non ha la forza. Per questo il punto è unirsi, la rete, la sinergia lasciando le logiche burocratiche che ci impediscono di camminare insieme”. Di fronte a “un esercito di invisibili”, “non si può combattere questa battaglia con una logica frammentata. Occorre un patto educativo per Napoli. Come il Papa ha parlato di un patto educativo globale, qui ci vuole un patto educativo per Napoli e la sua cintura metropolitana, in cui dovrebbero essere protagonisti tutti coloro che intersecano la vita dei minori. Forse, dovremmo lanciarlo noi come Chiesa”. E conclude: “Napoli impari a prendersi cura dei suoi figli più fragili come madre premurosa e non più come una matrigna dormiente e distratta”.

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