“I cristiani sono certamente diversi, ma la fede è sempre una e una sola, perché il criterio della sua verità è la comunione”. Lo scrive il Papa, nella Prefazione del volume “Io credo, noi crediamo. Una riflessione inedita sulle radici della nostra fede”, in coedizione Rizzoli-Lev. “Solo ciò che può essere riconosciuto ovunque, da tutti e in ogni tempo, è veramente di tutta la Chiesa”, continua il Papa nella suo terzo libro-intervista con don Marco Pozza, dopo quelli sul Padre Nostro e sull’Ave Maria. “E tutto ciò che non contraddice e non è incompatibile con questo tesoro comune che è la Tradizione – scrive Francesco – alla fine è un arricchimento per tutti, un dono particolare per la vita e la crescita del corpo intero”. “Mentre recitiamo il Credo – spiega il Papa – riconosciamo sì Dio nella sua verità, ma allo stesso tempo parliamo anche di noi, confessiamo ciò che il Signore ha fatto di ciascuno e di tutti noi: mentre professiamo la fede possiamo riscoprirci guardati con amore e salvati, tolti dal nostro isolamento e dalla nostra dispersione e ricondotti all’unità del corpo di Cristo nella madre Chiesa”. A volte, invece, denuncia Francesco, “col pretesto della fede si alimentano divisioni”: si tratta, in questo caso, di idee e credenze “verniciate con uno strato di cristianesimo”, che “non sono fede autentica”. Questa fede “verniciata”, però, “può esser molto convincente e può essere comunicata con tanta sapienza”, ma “si riconosce sempre, perché lascia la sia della non autenticità. Non solo diventa causa di conflitti, ma di rifiuto dell’altro e di chiusura verso quelli che la pensano diversamente”.