È stata una messa funebre funestata e condizionata dalla presenza delle “turbas” dei fanatici a favore del regime di Daniel Ortega quella celebrata ieri pomeriggio (ora locale) per il sacerdote e poeta, Ernesto Cardenal, già leader della rivoluzione sandinista e ministro nel primo governo di Daniel Ortega, dal quale prese poi le distanze. Il rito è stato presieduto dal card. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, e concelebrato, tra gli altri, dal nunzio apostolico in Nicaragua, mons. Waldermar Sommertag, e dal vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez.
I fanatici pro Ortega sono arrivati all’inizio della messa, hanno iniziato a gridare slogan a favore del sandinismo e di Ortega, hanno disturbato l’omelia e vari momenti della celebrazione e al termine hanno aggredito i giornalisti con violenza, picchiandoli e togliendo loro i propri strumenti di lavoro. Cinque, in particolare, i cronisti colpiti: Leonor Álvarez di “La Prensa”, Hans Lawrence di “Nicaragua Investiga”, David Quintana di “Boletín Ecológico”, Arnando Arita Salinas di “Reuter video Nicaragua” e Mario Medrano della Cnn. I cronisti parlano di un attacco improvviso: sono stati assaliti senza aver la possibilità di scappare e derubati di tutto, compresi cellulari e telecamere.
Prima della celebrazione, il nunzio apostolico aveva implorato i presenti, per poter celebrare la messa: “Se necessario mi metto in ginocchio”, aveva detto. L’omelia, affidata a mons. Álvarez, è stata più volte interrotta dalle grida dei sandinisti; alla fine della celebrazione il feretro è stato fatto uscire da un ingresso laterale.
L’accaduto rende surreale la proclamazione di tre giorni di lutto nazionale per la morte di padre Ernesto Cardenal, che da poco più di un anno era tornato nella piena comunione ecclesiale dopo una lunga sospensione a divinis per la sua attività politica. Numerose le condanne da parte delle organizzazioni dei diritti umani.