Alla quinta meditazione degli Esercizi spirituali della Quaresima ad Ariccia, che Papa Francesco segue dal Vaticano, il predicatore padre Bovati ha approfondito il tema della Veglia pasquale, una “traversata notturna” che può intimorire e suscitare dubbi senza l’ancora di salvezza rappresentata dalla Parola di Dio. Il gesuita ha fatto notare – riferisce Vatican News – “come nell’agire di Dio venga implicato e promosso l’intervento del ‘servo di Dio’: questo titolo è dato a Mosè alla fine del capitolo 34 del Deuteronomio e descrive, appunto, Mosè come la persona obbediente e anche coraggiosa, docile e al tempo stesso attivo strumento di docilità per gli altri”. Mosè “è offerto a noi come modello da imitare” e la sua “esemplarità rifulge in maniera molto chiara anche nel capitolo 14 dell’Esodo”. “Abbiamo dato a questo nostro incontro il titolo di ‘traversata notturna’”, ha ricordato padre Bovati, sottolineando che questo “è applicato sia al testo dell’Esodo sia al testo di Matteo”. In particolare, ha proseguito, “attraverso la parola ‘notte’ siamo chiamati a entrare in una prospettiva di oscurità che comporta dimensioni di inquietudine, di smarrimento”. E, “al tempo stesso, la notte è il luogo del mistero, dove Dio si manifesta”. Ma c’è anche l’”aspetto del cammino che, però, si presenta come una traversata, cioè come una strada che fa passare, come nell’evento pasquale, attraverso una strettoia e come tale ancora incute paura e anche rifiuto”. In fin dei conti, ha aggiunto il predicatore, “sono tematiche che parlano del cuore umano, del processo di coloro che sono nel dubbio, intimoriti, e quindi chiedono il soccorso della Parola di Dio, dell’uomo che il Signore ha suscitato per far compiere questo passaggio”. Attualizzando il testo dell’Esodo, padre Bovati ha fatto presente che “l’idea di Dio” non è quella della scorciatoia facile: “Il cammino è lungo e, anzi, apparentemente contraddittorio”, con tanto di “retromarcia” e “trabocchetto” rispetto al “viaggio di liberazione” ritenuto in discesa. Può accadere persino, ha rilevato il predicatore, che il “processo di liberazione risulti come un inganno, una specie di trappola” che porta alla protesta. E lo si vede proprio nella vicenda di Mosè.