“Il confronto ci ha portati a confermare e riconoscere che in certe materie, come quelle legate all’ordine pubblico e alla salute, la competenza non è della Chiesa ma dello Stato e dei suoi organi istituzionali”. Lo scrive il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, in una lettera ai fedeli della diocesi sull’emergenza sanitaria legata al Coronavirus Covid-19, dopo la riunione dei vescovi del Veneto, in collegamento con quelli dell’Emilia Romagna e della Lombardia. L’obiettivo era di condividere una linea comune per affrontare questa difficile situazione data dal virus, alla luce delle disposizione del Governo italiano. Il vescovo riferisce della grande attenzione sull’interpretazione del testo del Decreto ministeriale del 1° marzo scorso, a firma di Giuseppe Conte e Roberto Speranza e condiviso dai governatori di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. “Il Decreto è vincolante per tutti i cittadini, sia non credenti che credenti di qualsiasi fede”. A proposito della possibilità di tornare a celebrare l’Eucaristia, il vescovo riferisce della “percezione che l’emergenza non si concluderà in breve tempo”. “Dunque nessuna celebrazione di Messe con le nostre comunità, nessuna convocazione ‘aperta al pubblico’, no funerali pubblici, né battesimi, né matrimoni, né attività formative”. Quindi, il dispiacere di mons. Cipolla: “A noi vescovi è molto dispiaciuto dover prendere atto che non avevamo spazio di manovra!”. Infine, la richiesta ai fedeli di “cercare di capire il senso e le motivazioni e di obbedire, come ho fatto io stesso, alle linee offerte dalla Chiesa”. “Chi si discosta dalle indicazioni in modo autonomo, non solo va contro una norma dello Stato, esponendosi a sanzioni, ma mette anche in difficoltà i confratelli, perché si creano differenze tra fedeli (ad esempio per i funerali), che disorientano”.