Hanno emanato nelle ultime ore una nota congiunta le diocesi del territorio della provincia di Frosinone (Anagni-Alatri, Frosinone-Veroli-Ferentino, Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo) su invito di Prefettura e Asl e di fronte ai timori nella popolazione per il diffondersi del coronavirus Covid-19. “Dare la comunione in mano, evitare lo scambio della pace, togliere l’acqua dalle acquasantiere, areare gli ambienti al termine delle celebrazioni” sono le misure precauzionali da seguire nelle parrocchie delle tre diocesi. Di tenore analogo sono le disposizioni rese note ieri dalla diocesi di Viterbo, che “invitano i fedeli ad evitare ogni gesto di panico e di attenersi alle disposizioni delle autorità civili e sanitarie” e chiedono inoltre alle parrocchie di “disinfettare frequentemente i locali di incontro e catechesi”. L’arcidiocesi di Gaeta, sul cui territorio nei giorni scorsi si è registrato il caso di una persona positiva al coronavirus, ha annullato appuntamenti diocesani e attività catechetiche con i ragazzi fino al 15 marzo. “Non sono sospese le celebrazioni liturgiche parrocchiali, in caso di problematicità consultare l’Ordinario – si legge in una nota – Certamente tutto ciò rappresenta un sacrificio, ma nessuno può sottrarsi al senso di responsabilità cui si è chiamati in questo momento”. Le disposizioni degli ultimi giorni seguono interventi che nell’ultima settimana si sono susseguiti da parte di altre diocesi del Lazio, che richiamano anche le indicazioni diffuse dalla Cei a livello nazionale. Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, in una nota ai parroci, insieme a disposizioni per la liturgia, ha invitato a “non alimentare il clima di paura” e ha chiesto di “pregare per le persone colpite dal virus e per i medici, gli infermieri e tutti gli altri operatori”. Anche il vescovo di Porto-Santa Rufina, mons. Gino Reali, dopo la notizia del contagio a Fiumicino, ha richiamato all’igiene nelle strutture ecclesiali e, “tolta l’acqua benedetta”, a valorizzare “l’aspersione con l’acqua benedetta all’inizio della Santa Messa che sostituisce l’atto penitenziale”. Se nella diocesi di Velletri-Segni, mons. Vincenzo Apicella, nel richiamare tra le disposizioni quella di ricevere la comunione nella mano ha affermato che “questo uso è legittimato da molti anni nella Chiesa e che la mano non è meno nobile o più sporca e peccatrice della lingua”, nella diocesi suburbicaria di Frascati, il vescovo mons. Raffaello Martinelli ha chiesto ai sacerdoti di recitare una preghiera durante ogni celebrazione eucaristica. Nell’invocazione proposta dal vescovo di Frascati, vi è la richiesta “di donare la guarigione ai malati e la pace eterna a coloro che sono morti, di sostenere inoltre coloro che hanno maggiori responsabilità nella lotta contro questo insidioso morbo” e la supplica “affinché le conseguenti difficoltà economiche non pesino sulle spalle degli imprenditori, dei lavoratori e, soprattutto, dei poveri e dei bisognosi”.