Coronavirus Covid-19: mons. Giudice (Nocera-Sarno), “celebriamo la vera Pasqua perché tutti orientati a Cristo”

È “singolare la Pasqua di questo anno 2020, in cui siamo chiamati a celebrare sempre per il popolo, anche se senza popolo, accettando questo sacrificio proprio per il bene del popolo santo di Dio, al cui servizio è posto il nostro sacerdozio ministeriale, eco dell’unico sacerdozio di Cristo. Vera Pasqua, non nel senso che le altre siano state meno vere, ma perché sempre siamo orientati all’unica Pasqua di Cristo, che solo può inverare ogni nostra celebrazione”. Lo sottolinea il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, dando le “Norme” per le celebrazioni della Settimana Santa. Innanzitutto, il presule dispone “che dal prossimo 3 aprile, con le attenzioni a tutte le norme emanate, si possono tenere aperte le chiese per permettere la preghiera personale”, ma invita a “non abbassare la guardia, sapendo che l’emergenza ancora continua”.
Poi offre alcune indicazioni: la Messa crismale è rimandata, le altre espressioni e manifestazioni della pietà popolare non vengono trasferite ma semplicemente abolite; sono sospese anche le celebrazioni dei Battesimi, prime Confessioni, prime Comunioni, Cresime e celebrazioni catecumenali fino a nuove disposizioni. “Per la Domenica delle Palme e il Triduo pasquale (esclusa la Messa della Domenica di Pasqua) faremo riferimento soltanto alle celebrazioni del Santo Padre (emittente Tv2000) e dell’ordinario diocesano (emittente Telenuova) e, vietando per quei giorni tutte le altre dirette”, la direttiva del vescovo. Il Triduo sarà celebrato soltanto nella cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore e nelle chiese parrocchiali, senza concorso di popolo e rispettando le norme sanitarie vigenti.
Il presule sottolinea: “Dio ci visita con visite feconde e inaspettate, ma è ancora Pasqua e, mentre l’angelo passa, noi restiamo chiusi nelle case segnate dal sangue dell’Agnello in attesa di salvezza e tempi nuovi. Viviamo questa Pasqua in famiglia, distanti ma uniti, pregando e offrendo i nostri piccoli sacrifici che, uniti a quelli di tanti che soffrono e muoiono, ci uniscono all’unico sacrificio di Cristo”.
E assicura: “Quando questo tempo sarà definitivamente terminato, in una celebrazione diocesana riprenderemo, non più l’austero simbolo delle ceneri, ma il ramoscello d’ulivo che, secondo la bella pagina biblica, portato nel becco da una colomba annuncerà la fine di questo diluvio pandemico. Allora, con la famiglia del giusto Noè e con la creazione rinata, usciremo dall’Arca della quarantena che ha permesso la nostra salvezza e, riprese le cetre, canteremo come Chiesa il canto dell’Alleluia e della speranza ritrovata”.

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