La diocesi di Mazara del Vallo ha donato all’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala un ecografo di ultima generazione e facilmente trasportabile che servirà per le Unità di Rianimazione e di Radiologia. La donazione, decisa dopo le richieste pervenute da parte dei responsabili Pietro Pipitone e Rino Urso, è avvenuta stamattina nella hall dell’ospedale, alla presenza dei due medici, di altri colleghi, del direttore del presidio Francesco Giurlanda e del vescovo, mons. Domenico Mogavero. L’ecografo donato dalla diocesi all’ospedale di Marsala è uno strumento con molteplici funzioni. Serve per le ecografie cardiache, toraciche ma anche per accessi venosi centrali e blocchi nervosi periferici. “Verrà utilizzato per i pazienti allettati – ha spiegato Pipitone –, questo strumento ci permetterà di monitorare soprattutto la funzionalità respiratoria direttamente a letto dei pazienti affetti da Covid 19”. “Non sarà uno strumento limitato nell’uso a questo periodo d’emergenza – ha aggiunto Urso – ma, proprio per le molteplici prestazioni a cui si presta, servirà anche per il futuro, quando il nostro ospedale tornerà alla normale fruizione in tutti i reparti”. “La nostra vicinanza non è soltanto spirituale – ha affermato mons. Mogavero -, ma trova in questa donazione un vero atto di amore e di riconoscenza nei confronti dei tanti medici che, in prima fila, stanno vivendo questa emergenza del nostro tempo questo strumento è un piccolo segno che sarà funzionale per la cura degli ammalati e che, ci auguriamo, possa offrire un servizio ancora più professionale di quello che viene già fornito”. L’acquisto dell’ecografo è stato possibile tramite i fondi 8×1000 per la carità: “In questo modo i cittadini italiani possono avere contezza di come le somme da loro destinate alla Chiesa cattolica in dichiarazione dei redditi tornino alla comunità attraverso azioni concrete al servizio di tutti”. L’ospedale di Marsala e il “Sant’Antonio Abate” di Trapani sono le attuali due strutture individuate dall’Asp Trapani per accogliere i casi Covid-19: alcuni pazienti sono ricoverati in isolamento, altri, invece, in terapia intensiva.