“È concreto il rischio di una forte diffusione del coronavirus in Africa. Secondo l’Oms, i Paesi più colpiti sono, oggi, Sudafrica, Algeria, Senegal e Burkina Faso con pochi decessi rilevati finora. Occorre, però, tenere in considerazione che tali cifre possono essere influenzate dalla capacità degli stessi Paesi di analizzare lo stato di salute dei malati e di determinare, post-mortem, i motivi dei decessi”. Lo ha dichiarato la referente ricerca e analisi di Azione contro la fame, Dieynaba N’Diaye, esperta in tema di epidemiologia e salute. “Non sappiamo ancora in che modo il virus si svilupperà nel continente – prosegue N’Diaye – molti fattori, del resto, possono influenzarne l’evoluzione: genetici, climatici, sociologici, demografici. Ciò di cui siamo consapevoli è che molti territori presentano capacità di risposta limitate. Mi riferisco, in particolare, ai sistemi sanitari meno resistenti, alle attrezzature mediche non adeguate, allo scarso accesso all’acqua. E che ulteriori circostanze possono anche ostacolare la risposta alla crisi. Basti pensare all’instabilità politica”. Molte sfide sono specifiche del continente africano: “Lo scarso accesso all’acqua, all’igiene e ai servizi igienico-sanitari in alcuni Paesi o regioni. Tali criticità aumentano la difficoltà nell’attuazione di misure di contenimento, come il lavarsi le mani con il sapone. Un’altra problematica riguarda la difficoltà di porre le persone in quarantena, di isolare quelle colpite o a rischio in contesti che, spesso, presentano, una densità urbana molto elevata o in zone in cui i nonni vivono con il resto della famiglia”. Un’altra grave criticità per i Paesi africani è la malnutrizione. Per far fronte all’emergenza Coronavirus negli oltre 50 Paesi in cui è presente, così come in Africa, Azione contro la Fame intende incrementare i programmi di acqua e igiene: lo scorso anno ha supportato quasi 9 milioni di persone, il 42% in più rispetto all’anno precedente. Inoltre sensibilizzano il personale e le persone all’interno dei centri sanitari sulla prevenzione con volantini e poster; forniscono alle strutture le attrezzature necessarie (maschere, gel, fazzoletti); gestiscono i flussi in entrata e in uscita, prevedendo sale d’attesa per malati.