Sulla scorta degli interventi e dei documenti della Santa Sede e della Cei riguardo le celebrazioni liturgiche in tempo di pandemia, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, in comunione con i vescovi della Conferenza episcopale Triveneta, ha emanato un decreto con alcune indicazioni per la Settima Santa. Vescovi e presbiteri celebrino i riti “senza concorso di popolo e in luogo adatto”, la regola generale. Quindi, in estrema sintesi, per la Domenica delle Palme “la commemorazione dell’ingresso del Signore a Gerusalemme si deve celebrare rimanendo all’interno dell’edificio sacro, siano essi la chiesa cattedrale, le chiese parrocchiali o altri luoghi di culto, purché siano garantite le misure sanitarie previste”. Per quanto riguarda la messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo “solo per quest’anno la Santa Sede dà speciale facoltà ad ogni sacerdote di celebrare la Messa da solo e senza concorso di popolo”. Si deve omettere la lavanda dei piedi. Per il Venerdì Santo si deve aggiungere, alle intercessioni della preghiera universale, la speciale intercessione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti” proposta dell’Ufficio liturgico nazionale. La veglia pasquale deve essere celebrata nella chiesa cattedrale e nelle chiese parrocchiali; nelle altre chiese, oratori, cappelle delle case religiose, monasteri, rettorie può essere celebrata a condizione che sia il luogo del domicilio del celebrante. Occorre omettere l’accensione del fuoco e la processione. Non si celebrano i battesimi. Per la Domenica di Pasqua, prosegue il decreto, “i fedeli siano avvisati dell’ora d’inizio delle celebrazioni, in modo che possano unirsi in preghiera dalle proprie abitazioni” aiutandosi con i sussidi per la preghiera personale e familiare messi a disposizione dalla diocesi. “Usufruendo degli strumenti di telediffusione delle celebrazioni”, la messa di Pasqua dovrà essere obbligatoriamente “in diretta”, non registrata.