“Noi crediamo e speriamo che, assieme a Lazzaro, Gesù abbia accolto nel suo abbraccio di amore potente più di ogni male anche tutti i nostri parenti e amici che la morte ci ha strappato. Anche quelli sui quali ha avuto ragione il virus maligno che ci sta infestando. Se ne sono andati spesso senza un ultimo abbraccio dei loro cari; assistiti, magari, dallo sguardo di compassione e da una preghiera di un medico o di un’infermiera che sono stati loro vicini. E ci toccano il cuore e ci lasciano un senso di amara impotenza le immagini delle bare anonime che giungono con i camion militari per la cremazione”. Lo ha affermato, ieri, mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, nell’omelia della messa celebrata nella basilica delle Grazie a Udine, in occasione della quinta domenica di Quaresima.
“Non è quello l’ultimo, triste destino di quei nostri fratelli e sorelle – ha sottolineato il presule −. Sono attesi dallo stesso abbraccio di misericordia con cui Gesù strappò Lazzaro dalla terribile potenza della morte per portarlo con sé nella vita eterna che ha iniziato risorgendo dai morti il mattino di Pasqua. Magari con cuore titubante noi crediamo che Gesù è più potente del coronavirus e abbraccia anche i nostri cari accogliendoli nella sua vita di risurrezione con Maria, San Giuseppe e la comunità di tutti i santi”.
L’arcivescovo ha sottolineato: “Gesù amava Lazzaro come un amico e sopportò che fosse rovinato del tutto dal male e dalla morte. Lo portò nella sua vita eterna di risorto dove l’amore di Dio è più forte della morte. Con lo stesso amore conosce e ama ognuno di noi ed ogni uomo. Questa è la speranza che ci ha aperto spalancando il suo sepolcro il mattino di Pasqua”. E ha concluso: “A noi chiede solo di non chiudere la porta del cuore al suo amore; di affidarci a lui in vita e in morte. Ci chiede di affidare a lui anche i nostri morti, uno per uno, nome per nome, con la preghiera di suffragio che è come l’ultima carezza di amore che offriamo a loro”.