È un grido di allarme e di dolore quello che i medici italiani esprimono davanti al numero altissimo di colleghi contagiati dal coronavirus e deceduti a causa della malattia: 51, dei quali 10 solo ieri. “La maggior parte dei colleghi sono medici del territorio, salgono le perdite anche per gli odontoiatri, tra gli ospedalieri compaiono nella lista lugubre anestesisti, pneumologi, infettivologi” ma “non è dato di sapere quanti sono ricoverati in questo momento e le loro condizioni. Deceduti e ricoverati anche tra gli operatori e vari livelli infermieri e soccorritori: gente sana per definizione, in origine”. È quanto si legge in un comunicato diffuso ieri sera da Giovanni Leoni, segretario Cimo (Comitato italiano medici ospedalieri) Regione Veneto, che fotografando la situazione nazionale afferma: “Sappiano solo i dati grezzi degli infetti di oggi e come operatori Covid + in Italia siamo a 6.414 su 73.780, attorno all’8,7 % del totale, una enormità”.
“Noi vediamo adesso gli effetti dei comportamenti dei nostri colleghi di circa 30 giorni fa – prosegue il comunicato –, colleghi che hanno continuato a lavorare con procedure e protezioni inefficaci nella pratica in ospedale e sul territorio”. Medici, infermieri, professionisti sanitari e volontari “probabilmente si sono ammalati perché non sono stati dotati di dispositivi di protezione adeguati nel contatto diretto con pazienti malati”. In attesa di nuove indicazioni dell’Oms, conclude Leoni, chirurgo generale all’Ospedale Civile di Venezia e vicepresidente Fnomceo, “medici, infermieri, Oss e professioni sanitarie continuano ad infettarsi ed a morire in una guerra al coronavirus che si poteva affrontare diversamente. Questi sono i fatti, quante di queste morti potevano essere evitate?”.