“La dimensione del silenzio ci appartiene, non è solo mancanza di rumore, ma possibilità di comunicazione, di incontro”. Lo scrive mons. Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino, nella sua terza lettera alla comunità, in tempo di emergenza coronavirus e di sospensione delle attività pastorali. “Il silenzio ci fa paura, anzi, dicono i sociologi che il nostro tempo è ammalato di una ‘fobia del silenzio’”, l’analisi del presule: “Basta guardare noi stessi e anche i nostri giovani”. “Quanto rumore nella nostra vita di famiglia, nelle nostre comunità di vita, nella nostra società, nella vita politica, sembra che ad aver ragione sia chi grida più forte, chi fa più rumore”, osserva mons. De Luca: “La si butta in rissa per avere tifosi invece avviare, attraverso il dialogo e l’incontro, ragionamenti condivisi e processi positivi”. “Nella civiltà del tutto e subito, il silenzio è sinonimo di vuoto, di impasse, e perciò va riempito di cose, col frastuono, con il rumore, ma questo stordisce, anestetizza; non fa vivere, fa sopravvivere”, la denuncia del vescovo, secondo il quale “uno dei motivi dell’indurimento dei nostri cuori e delle conseguenti frustrazioni, nelle quali ci dibattiamo, è la mancanza di una terapia del silenzio, senza non c’è vera comunicazione, non c’è la comunione che è l’ambiente vitale per vivere da persone umane”. Di qui la necessità di “ascoltare il silenzio”, che “non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore, quelle che sgorgano dal cuore delle persone amate, quelle che ci rivolgono, attraverso i silenzi, le persone a noi affidate e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo”. Poi l’invito agli sposi: “In questo tempo di esilio, ascoltare il silenzio per voi significa dare spazio alla comunicazione tra voi; e questo è possibile solo se ci si mette nell’atteggiamento di ascolto, di accoglienza. Lì si celebra il vostro amore e si avvera quel ‘io sono per te, tu sei per me’. In questo modo vi aprite alla Presenza di che vi ha creati, maschio e femmina, a Sua somiglianza”.