Papa Francesco: a Santa Marta, “preghiamo il Signore perché ci aiuti a vincere le paure”
“In questi giorni di tanta sofferenza, c’è tanta paura. La paura degli anziani, che sono soli, nelle case di riposo o in ospedale o a casa loro e non sanno cosa possa accadere. La paura dei lavoratori senza lavoro fisso che pensano come dare da mangiare ai loro figli e vedono venire la fame. La paura di tanti servitori sociali che in questo momento aiutano a mandare avanti la società e possono prendere la malattia. Anche la paura – le paure – di ognuno di noi: ognuno sa quale sia la propria. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad avere fiducia e a tollerare e vincere le paure”. Così il Papa ha introdotto oggi la Messa a Santa Marta, trasmessa in diretta streaming e offerta per tutti coloro che soffrono a causa della pandemia da coronavirus. (clicca qui)
Papa Francesco: domani il “momento di preghiera” sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza vuota. In Vaticano il crocefisso di San Marcello
Domani, alle 18, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come ha annunciato lui stesso il 22 marzo scorso, al termine della preghiera dell’Angelus trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. Il Santo Padre ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. (clicca qui)
Per questa occasione, è stato trasportato oggi nella basilica di San Pietro il crocefisso custodito nella chiesa di San Marcello al Corso a Roma, visitato da Papa Francesco in pellegrinaggio domenica 15 marzo. Il crocefisso in legno del XV secolo, è legato a due eventi ritenuti miracolosi, il primo quello che vide il crocefisso essere l’unica cosa scampata all’incendio che devastò nel 1519 la chiesa dentro cui era custodito, l’altro nel 1522, quando una processione penitenziale al seguito segnò il termine di una grave pestilenza. (clicca qui)
Coronavirus Covid-19: Protezione civile, “attualmente 62.013 positivi; 10.361 guariti e 8.165 deceduti dall’inizio dell’epidemia”
“Tutti sapete che è negativo il risultato del tampone del capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, che ci auguriamo che presto possa riprendere il comando di Dipartimento”. Ha esordito così, stasera, Agostino Miozzo, direttore del Dipartimento della Protezione civile e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, nella seconda conferenza stampa serale, al Dipartimento a Roma per fare il punto della situazione dell’emergenza coronavirus, senza Borrelli. Miozzo ha poi offerto i dati aggiornati ad oggi: “Registriamo 999 guariti in più per un totale di 10.361. Nel bilancio di oggi si registrano anche 4.492 persone positive in più, per un totale di attualmente positivi uguale a 62.013, di queste 33.648 sono in isolamento con pochi o nessun sintomo e 3.612 in terapia intensiva. Purtroppo si registrano anche 662 nuovi deceduti”. In serata un primo contingente di medici raggiungerà le zone più colpite dall’epidemia (Bergamo, Brescia e Piacenza) mentre partirà anche il reclutamento di infermieri. Dall’inizio dell’epidemia si sono registrati 80.539 casi positivi e 8.165 deceduti. (clicca qui)
Coronavirus Covid-19: von der Leyen (Commissione), epidemia “non si combatte con le barriere”. Appello alla solidarietà tra gli Stati. “Sanitari, nostri eroi”
“Il virus non si combatte con le barriere”. Discorso appassionato di Ursula von der Leyen, oggi, durante la plenaria dell’Europarlamento. L’Assemblea ha lavorato in streaming, pochi i deputati presenti in aula. La presidente della Commissione ha riassunto le iniziative adottate dall’Ue in questi giorni, sia in materia sanitaria che economica. Ha ricordato che “i confini interni tra gli Stati devono rimanere aperti”, per consentire il flusso di attrezzature sanitarie e merci per rifornire negozi e supermercati. Cita l’Italia e la Spagna, i Paesi più colpiti dal Covid-19; riporta qualche esempio di collaborazione tra gli Stati. E ha affermato: “In poche settimane il mondo è cambiato, la vita di ogni giorno è cambiata. Siamo chiusi in casa, le strade sono vuote. Si lotta per la vita, scopriamo le nostre fragilità”. Da qui l’insistenza sull’impegno solidale per contrastare la malattia. Quindi un ricordo delle vittime, delle loro famiglie; un plauso ai sanitari che si stanno prendendo cura delle persone: “Sono i nostri eroi”. (clicca qui)
Coronavirus Covid-19: capi Chiese del Santo Sepolcro, “le celebrazioni continueranno regolarmente. Basilica accessibile solo durante i riti”
“Le celebrazioni delle Comunità greco-ortodossa, latina, armena continueranno regolarmente, anche se per motivi di sicurezza e allo scopo di evitare il rischio di diffusione dell’infezione Covid-19, il numero dei partecipanti alle celebrazioni sarà limitata a poche persone e la basilica sarà accessibile solo durante le liturgie”. È quanto hanno stabilito i capi delle tre Comunità cristiane residenti nella basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i patriarchi greco-ortodosso e armeno di Gerusalemme, Teofilo III e Nourhan Manougian, e il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton. (clicca qui)
“La preghiera che innalziamo adesso è che da Gerusalemme parta una guarigione piuttosto che una pandemia”. Così il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, ha commentato al Sir la preghiera che questa mattina si è svolta al Municipio di Gerusalemme con la partecipazione dei capi delle fedi che si richiamano alla tradizione abramitica: ebrei, cristiani e musulmani. Una iniziativa voluta dalla Municipalità della Città Santa e dal suo sindaco, Moshe Lion, per invocare protezione dal Coronavirus. (clicca qui)
Coronavirus Covid-19: vescovi Colombia, appello a far tacere armi e violenza. Ma continua la mattanza di leader sociali
“Chiediamo a tutte le organizzazioni armate illegali di cessare, con spirito umanitario, tutti gli attentati, le azioni violente e le estorsioni in questa ora di prova e di grande sofferenza per il popolo colombiano”. Lo ha scritto, in un messaggio, la Conferenza episcopale colombiana. I vescovi ricordano anche al Paese e al mondo politico che “questo non è il momento della polarizzazione”, ma piuttosto “dell’unità del Paese attorno alle decisioni che saranno prese dallo Stato colombiano”. Particolare ringraziamento viene rivolto a medici e personale sanitario, oltre che ai giornalisti, insieme a un invito alla solidarietà verso i più sfortunati e alla fraternità.
Un appello, quello dei vescovi, perché tacciano le armi e cessi la violenza, che arriva in un momento particolarmente delicato. Anche nello scorso fine settimana non sono cessati gli attentati omicidi contro i leader sociali in varie zone periferiche del Paese. I leader assassinati sono stati tre. Il timore è quello che i numerosi gruppi armati e le bande criminali, ancora ben presenti in Colombia, approfittino della quarantena per l’eliminazione dei leader sociali e indigeni che si oppongono alle loro azioni criminali e alla volontà di controllo totale del territorio. (clicca qui)
Coronavirus nelle Filippine: don Cuesta (Opera Don Orione), “senza lavoro famiglie povere rischiano la fame”
Le conseguenze della pandemia di coronavirus stanno iniziando a manifestarsi anche nelle Filippine e stanno già creando gravi problemi economici per molte famiglie. Don Julio Cuesta, sacerdote dell’Opera Don Orione che opera nella comunità di Montalban, dove la Congregazione gestisce anche il Piccolo Cottolengo, fa sapere che “le famiglie povere nelle Filippine (una percentuale molto alta della popolazione) non hanno risparmi per le emergenze, vivono davvero alla giornata e c’è poca speranza che il governo riesca a sopperire a questa mancanza di risorse per i più poveri”. Il governo ha stabilito un rigido stato di quarantena “e molte persone sono rimaste senza lavoro, perché qui vige il principio del ‘giorno non lavorato è giorno non pagato’”. A suo avviso “potrebbero esserci molte più vittime causate dalla fame rispetto a quelle causate dall’epidemia”. Esiste inoltre “una grave difficoltà nell’effettuare una vera quarantena o nell’isolamento delle persone – prosegue −, perché sono moltissime quelle che vivono in strada, senza una casa nella quale risiedere, ma anche perché molte famiglie non hanno una tipologia di alloggio adeguata”. Nella capitale Manila vivono 16 milioni di abitanti, di cui 4 milioni senza alloggio o in alloggi di infima qualità. (clicca qui)