“È il momento di far sentire tutta la vicinanza della comunità cristiana: la chiusura di molte attività lavorative e l’obbligo di restare a casa, ci hanno fatto comprendere come il lavoro non è solo un modo per guadagnare. C’è di mezzo la vocazione di ciascuno. Il lavoro è un antidoto alla rassegnazione, all’inutilità, allo scoraggiamento e alla depressione”. Lo scrivono in una lettera il direttore dell’Ufficio Migrantes, Maria Giovanna Ruggieri, e quello della Caritas di Gaeta, don Alfredo Micalusi, in relazione all’emergenza Coronavirus. I due uffici propongono “alcune attenzioni che come diocesi possiamo adottare nel periodo di ‘quarantena sociale’ e al momento delicato della ripresa”: “Facciamo con coraggio il primo passo nel mostrare vicinanza verso gli imprenditori e i lavoratori che stanno subendo gravi perdite”, “aiutiamo e incoraggiamo quanti sono impegnati nel lavoro in ruoli di responsabilità, a livelli differenti” e “organizziamo la carità per andare incontro alle situazioni più critiche”.
In particolare si chiede di promuovere un sostegno concreto attraverso l’acquisto di beni realizzati in Italia da aziende che si dimostrano attente alla tutela del lavoro, alla sostenibilità ecologica e alla qualità dei prodotti. Altra richiesta: sostenere le imprese agricole e zootecniche locali attraverso l’adesione ai Gas (Gruppo acquisto solidale). E, infine, l’invito a “diffondere nelle parrocchie l’appello #sceglilitalia: da giugno a dicembre 2020 la meta della vacanza sia nel nostro Paese”. “L’emergenza sanitaria può essere occasione in cui rafforzare i legami di solidarietà tra le persone e le istituzioni – si legge nella lettera -, come pure per attivare gli anticorpi per una resilienza che permetta di sognare un ‘secondo tempo’ per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero”.