“Dobbiamo avere il coraggio di stare in questa interruzione di ritmo e di ascoltare tutto ciò che si muove nel nostro cuore: l’inferno della solitudine, il purgatorio della fatica del cammino verso la meta e il paradiso dell’abbraccio con un amore che ci sorprende”. Lo scrive don Luca Crapanzano, rettore del seminario di Piazza Armerina in un articolo pubblicato sul settimanale diocesano “Settegiorni” per celebrare il “Dantedì”, la prima Giornata nazionale dedicata al Poeta. Crapanzano invita a riflettere sul desiderio in un tempo drammatico come quello che stiamo vivendo perché “drammatiche sono le morti per Coronavirus, ma sono altrettanto drammatici i suicidi di persone che, non reggendo alla sola idea della sofferenza e della stessa morte, preferiscono provocarsela”. “Dante ci mostra una via d’uscita, facendoci contemplare le stelle, realtà nascosta nello stesso termine desiderio”, prosegue. Rileggendo la conclusione delle tre cantiche dantesche si ricordi “come il viaggio all’interno dei ‘tre regni’ termini con la visione di Dio-amore, in un’ esperienza che non è solo terrena”. “Dopo aver capito che è l’amore trinitario il vero motore dell’esistenza e del mondo, il Sommo Poeta torna con il suo sguardo trasfigurato sulla realtà. Ecco il viaggio che possiamo fare in questi giorni anche stando a casa – evidenzia -. Le stelle possono essere meglio contemplate solo se c’è totale assenza di luce e preferibilmente senza la luce riflessa della luna. Mentre ogni nostra attività sta rallentando e il mondo sembra respirare dalla violenza dell’attività umana, alziamo gli occhi e contempliamo la profondità riflessa del nostro cuore, ‘poca favilla gran fiamma seconda’”.