Coronavirus Covid-19: comunità Deir Mar Musa, “riequilibra le priorità. In preghiera per chi è privato della libertà, tra cui padre Dall’Oglio”

“Il Coronavirus, che ci ha costretto a cambiare l’andamento della nostra vita, è rivelatore di quanto portiamo ancora in noi di paura, di egoismo, di violenza, di istinto di gregge, ma anche di altruismo, di cura, di coraggio, di solidarietà, di amore”. Lo scrivono i monaci e le monache della comunità al-Khalil di Deir Mar Musa in un messaggio agli amici della realtà fondata da padre Paolo Dall’Oglio in Siria e oggi presente anche in Italia e nel Kurdistan iracheno. Il virus, proseguono dalla comunità, “è un trasformatore perché, oltre a risanare l’ambiente e riequilibrare le leggi stravolte della natura, ci aiuta – a caro prezzo! – a rimettere le priorità giuste nella vita di ogni giorno, a rifare famiglia, a ridurre il nostro consumo al necessario, a capire che siamo una sola umanità oltre le differenze di provenienza e di appartenenza, perché solo nella responsabilità condivisa ce la possiamo fare”. Mentre le monache e i monaci si trovano a vivere la quarantena tra Italia e Siria e cercano di essere vicini alle popolazioni a loro affidate nello spirito dell’amicizia tra popoli e religioni, cuore del loro carisma, lanciano un appello: “Rinchiusi come siamo per il nostro bene, uniamoci per pregare per le persone rinchiuse, in modo particolare per quelle ingiustamente prive di libertà, i prigionieri, i rapiti, gli scomparsi e specialmente per il nostro fondatore, padre Paolo”. E concludono con un richiamo alla “speranza”, legata “all’immagine dell’arcobaleno attaccato alle nostre porte e che racconta ‘Con l’aiuto di Dio, andrà tutto bene!’”.

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