Negli ultimi anni i governi europei hanno concesso licenze di armamenti per un valore di 42 miliardi di euro verso la Coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che le ha utilizzate nel conflitto in Yemen contro le forze Houti, che controllano ancora gran parte del Paese. In 5 anni di guerra sono stati 12.366 i morti tra la popolazione civile. La crescente crisi umanitaria ha portato circa 14 milioni di persone alla fame, e in cinque anni di conflitto ha fatto aumentare di 4,7 milioni il numero di persone sui 17 totali (di cui 7 in modo acuto) che soffrono di insicurezza alimentare. Un’ampia alleanza di campagne, gruppi, movimenti e Ong della società civile di dieci Paesi europei – tra cui l’Italia – rinnova in questo anniversario la richiesta di “porre fine alle vendite di armi destinate ad alimentare questo drammatico conflitto e di fermare qualsiasi ruolo degli stati europei nella sofferenza causata alla popolazione yemenita”. Le organizzazioni della società civile – in Italia partecipano Amnesty International, Comitato Riconversione Rwm, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam, Rete italiana per il disarmo, Rete della pace – avevano organizzato per oggi una “Giornata di azione” europea pianificando eventi, flash mob e spettacoli, purtroppo ora cancellati a causa della pandemia di Covid-19. La mobilitazione si è quindi trasformata in una serie di proteste virtuali che vengono proposte a cittadini ed attivisti: una foto con lo slogan “Stop Arming Saudi – Basta armi in Yemen”, la condivisione della richiesta delle organizzazioni e il rilancio delle infografiche sul conflitto, l’uso di hashtag come #StopArmingSaudi e #StopBombingYemen sui social, rilanciando quanto pubblicato dalle organizzazioni promotrici di tutta Europa. La richiesta è chiara: “Imporre un embargo sulle armi in tutta l’Unione europea nei confronti di tutti gli Stati membri della Coalizione guidata dai sauditi e tutte le parti in causa nel conflitto. Questo embargo non dovrebbe consentire alcuna eccezione per le licenze di esportazione già concesse o le consegne di componenti nell’ambito di progetti comuni europei”.