Davanti a un virus che “sconvolge tutte le nostre certezze”, “noi che ci sentiamo quasi invincibili” dobbiamo “alzare lo sguardo e avere fiducia in Dio”. È il monito lanciato da mons. Pierbattista Pizzaballa che oggi a Nazaret ha celebrato la messa per la festa dell’Annunciazione. Partendo dal Vangelo dell’annuncio dell’Angelo a Maria, l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha detto: “Forse lo abbiamo messo un po’ troppo da parte questo Dio provvidente e onnipotente. Pensavamo di essere solamente noi gli artefici del nostro destino e di non avere bisogno di niente e nessun’altro. Invece non è così. Abbiamo bisogno di Dio – ha rimarcato mons. Pizzaballa – perché da soli siamo perduti. Tutto è crollato o comunque rimesso fortemente in discussione. Al senso di potenza è subentrata la paura, perché ora abbiamo paura, si è fermato tutto. Abbiamo perso la fiducia, siamo spaventati da ogni forma di contatto e soprattutto siamo spaventati da quanto ci può riservare il futuro, pieno di incertezze per la salute, il lavoro, i figli, i genitori e così via. La fiducia nelle sole nostre forze viene messa in discussione e ci sentiamo improvvisamente impotenti”.
Avere coscienza della presenza di Dio nella vita dell’uomo e del mondo, secondo mons. Pizzaballa, “ci porta anche a credere che a Dio nulla è impossibile, che Lui non ci lascia soli. Lui fa nascere la vita anche laddove essa umanamente non è più possibile”. Credere significa anche “stare in questa difficile e drammatica situazione di oggi con speranza cristiana, che è l’atteggiamento di chi decide di vivere nell’amore: non si rinchiude in se stesso, ma offre la sua vita, dicendo il suo ‘sì’ anche nei momenti più pesanti. Credere è dunque ascoltare, accogliere, fidarsi, offrirsi. La difficoltà del momento presente e il conseguente disorientamento che lo accompagna non annullino la nostra ferma certezza che Dio non abbandona chi lo ama e che non siamo soli”. Mons. Pizzaballa ha poi descritto l’atteggiamento da tenere in questo tempo e l’esempio, ancora una volta, viene da Maria: “Pazienza, silenzio e attesa”. “Le cose dell’uomo – ha spiegato l’amministratore apostolico – si fanno in un attimo, le cose di Dio hanno bisogno di tempo. L’uomo consuma il suo tempo in modo vorace, mentre il tempo di Dio scava in profondità, mette fondamenta profonde, è il tempo di tutte le stagioni necessarie perché la semina porti frutto”. Ciò equivale a dire che “noi oggi non comprendiamo tutto, non siamo in grado di interpretare adeguatamente quanto sta accadendo e questo è forse uno degli elementi che ci disorienta maggiormente. Il Vangelo ci insegna a maturare una comprensione serena e libera degli avvenimenti presenti. Solo nel tempo riusciremo a comprendere meglio e vedere la Sua presenza e la Sua opera. Nel dolore e nella gioia dei giorni che verranno, rileggeremo questi avvenimenti e sono certo troveremo una Parola che ci aiuta a svelarlo, a macinarlo con una meditazione che lo fa diventare vita quotidiana, nuova. Per questo la certezza che niente ci separerà dall’amore di Dio e la sicurezza che ci deriva dalla sua fedeltà non possono venir meno e niente, assolutamente nulla e nessuno, potrà mai separarci dall’amore di Dio”.