“Speriamo che la pandemia di coronavirus sia un esempio di collaborazione globale per superare altre sfide per l’umanità: disuguaglianze, cambiamenti climatici, intolleranza, razzismo ed esclusione”. È quanto si legge in un editoriale dell’agenzia salesiana Ans, dal titolo “Tra paura e speranza” dedicato al Coronavirus. “Penso alle città d’Italia e alle loro strade vuote, ai ristoranti chiusi e alla gente costretta nei propri appartamenti, a cantare canzoni sui balconi – si legge nel testo -, non so se per noia o per darsi una speranza. Credo però che pochissimi di noi avessero immaginato quanto velocemente la malattia sarebbe arrivata qui nelle nostre case, nelle nostre scuole e negli oratori”. Un pensiero che tocca anche le scuole chiuse, i bambini che “dipendono dalle merende e dai pranzi scolastici per avere una buona alimentazione”, le famiglie, chi ha perso il reddito, le comunità religiose, i tanti salesiani che “condividono le sofferenze con i nostri giovani, vedendo cadere i propri cari a causa di questa pandemia”. Fino ad arrivare ai comunicatori e ai mezzi di comunicazione, “con la loro tendenza a caricare emotivamente, a ‘tingere di rosso’ la presentazione dei fatti, talvolta fino a distorcere la realtà. Nella storia delle epidemie c’è stata spesso la tendenza a presentare i problemi maniera non appropriata e a provocare il panico tra la gente” senza lasciare “spazio per la speranza nelle azioni spesso eroiche dei nostri concittadini”. “Penso – si legge nell’editoriale – al grande mito che abbiamo costruito di un mondo tecnologizzato, con città pianificate e spazi sicuri, che ora sperimentiamo la nostra debolezza e quella fragilità che il nostro ego non vuole riconoscere, ma che invece ci fa intuire che la nostra vita è in altre mani e che non siamo noi, ma Dio a determinare la storia. Questa epidemia prima o poi finirà. Nel frattempo, spero che il virus ci faccia capire meglio che siamo tutti esseri umani e che quando, con l’aiuto di Dio, uniamo le nostre forze, possiamo ottenere tutto”.