“Siamo convinti della scelta fatta da tutte le strutture del Lazio nel mettere a disposizione posti letto e strutture alberghiere per assistere gli affetti dal virus. Però dobbiamo avere la possibilità di avere i necessari dispositivi di sicurezza sia per i nostri ospiti malati, sia per il nostro personale sanitario che non lesina sforzi nel mettersi a disposizione”. È la richiesta che Michele Bellomo, presidente regionale di Aris Lazio, rivolge alla Protezione civile, alla quale gira il grido d’allarme della sanità privata religiosa no profit che invoca la possibilità di attrezzare le strutture offerte al Ssn per affrontare l’emergenza Covid-19. “Non riusciamo ad avere mascherine né altri supporti”, lamenta Bellomo. Pur comprendendo le “urgenze primarie delle zone rosse”, Bellomo chiede di non dimenticare la sanità privata: “Se dobbiamo prepararci ad arrestare l’avanzata del virus nel resto del Paese – una lotta alla quale diamo responsabilmente il nostro contributo – dobbiamo essere messi in grado di farlo”. Sulla stessa linea il direttore generale dell’Aris Mauro Mattiacci, perché il problema è serio e va dalla Lombardia alla Sicilia. A Troina, borgo ad una sessantina di chilometri da Enna, nell’Irccs Oasi Maria Santissima tutti i disabili ospitati e gli operatori sanitari che li assistono sono in quarantena dopo che 5 disabili e diversi operatori sono risultati positivi. “Rinchiusi e senza alcuna possibilità di acquisire mezzi di protezione – dice don Silvio, presidente dell’Istituto – rischiamo di diventare noi stessi un focolaio del virus”. La Regione Sicilia ha nominato in queste ultime ore un commissario per l’Ircss Oasi Maria Santissima. Si tratta di Giuseppe Murolo, responsabile servizio “Qualità, governo clinico e Centro regionale per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente”, che fa capo al Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute.