“La popolazione siriana vive in una condizione incerta e faticosa, che sta diventando insostenibile per i più deboli, mentre si constata una sensibile diminuzione delle comunità cristiane. Bisogna avviare un dialogo profondo e sincero, guidato dalla ricerca di una soluzione pacifica a favore del bene del popolo siriano e di tutti i popoli nel Medio Oriente”. A dirlo all’Agenzia Fides è padre Victor Assouad, gesuita siriano e assistente del padre generale per l’Europa occidentale, descrivendo la situazione dei fedeli nel suo Paese d’origine. Già nel 2017 il numero dei cristiani di Siria si era dimezzato, passando dal 10 al 5% della popolazione (circa 20 milioni di persone nel 2011). In altre aree del Paese il crollo è stato verticale: “Ad Aleppo, per esempio, – riferisce padre Victor – i quattro anni di assedio e di bombardamenti hanno ridotto i cristiani dai 150mila del 2011 ai 35-40mila attuali”. “Le ferite provocate da questi nove anni di guerra sono enormi – rileva il missionario – due terzi della popolazione, circa 6,5 milioni di persone, è stata costretta lasciare le proprie case, riversandosi all’interno del Paese, ma molti, si stima intorno a 5 milioni, sono fuggiti all’estero, in Libano, Giordania e verso l’Europa”. Anche la situazione economica, secondo il religioso, grava sulla popolazione: “Mentre il dollaro continua a aumentare il suo valore rispetto alla valuta locale – osserva – l’intera economia nazionale viene penalizzata dalle sanzioni internazionali che colpiscono soprattutto le persone più povere”. Fonti locali riferiscono che oltre l’80% dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà; 11,7 milioni di persone in questo momento dipendono dagli aiuti umanitari per andare avanti. Tra i dati più allarmanti ne emerge uno su tutti: l’85% della popolazione (15,5 milioni di siriani su 18,2) non ha quasi nessun accesso a fonti d’acqua pulita e a servizi igienico sanitari, e 6 milioni di persone sono ormai allo stremo. Nello scenario descritto da padre Assouad, la condizione dei cristiani siriani appare fragile a causa dei processi di invecchiamento e di emigrazione che stanno coinvolgendo le comunità: “L’invecchiamento delle famiglie cristiane è un segnale allarmante”, riferisce il gesuita. In termini percentuali, hanno perso nelle diverse regioni dal 50 al 77% dei loro membri rispetto ai tempi precedenti il conflitto. Per i cristiani della Siria un segno d’incoraggiamento potrebbe venire dal ritorno in patria di chi è andato via. I vescovi di Aleppo, di recente, lo hanno chiesto esplicitamente.