“Guardare pensosi il passo, leggermente claudicante, di Papa Francesco mentre, solitario, attraversa le strade del centro di Roma, con un volto certo non sorridente, rimane un momento non facile da dimenticare, di presenza e di fedeltà. Non lo si cancella facilmente e si rimane presi da quel momento fortemente particolare”. Lo scrive padre Eugenio Costa sul sito web Chi ci separerà?, soffermandosi sulla preghiera del Papa domenica scorsa a Santa Maria Maggio e a San Marcello al Corso, a Roma, per la fine della pandemia di Coronavirus. “Naturalmente vi è chi è pronto a far scattare ogni genere di critiche e di osservazioni malevole, come se il Santo Padre avesse fatto meglio a starsene chiuso in Santa Marta, dando l’esempio dell’osservanza delle disposizioni promulgate. Non vi è stata in lui nessuna intenzione esibizionistica, meno che meno l’intento di mettersi in evidenza, nel bel mezzo di un momento drammatico, e ancora confuso, quando non si sapeva ancora esattamente dove si dovesse andare a parare”. Il gesuita osserva che “Francesco non si propone come padrone di casa, ma si fa avanti come ospite gentile e gradito”. “I due momenti di intensa preghiera hanno certamente voluto sottolineare l’impegno di una preghiera forte, appassionata”. Infine, l’attenzione sull’atteggiamento di Papa Francesco, indicato “esemplare” e come “un modo di fare, che dovrebbe animare tutti a tenere viva la luce dell’analisi e della ricerca”.