“Nella tragedia che viviamo insieme alla nostra gente, il Signore permette che tutto accada proprio nel tempo di Quaresima, in cui il nostro sguardo si ferma con più intensità sul Crocifisso. Questo sguardo è la caparra della nostra speranza”. Lo scrive oggi il vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, mons. Sergio Melillo, in una lettera ai sacerdoti dopo la morte, per coronavirus, di don Antonio Di Stasio. “Anche a noi, come ai contemporanei di Gesù, non è chiesto di fermarci ad indagare sul perché del male, che affonda le sue radici in quel mistero di iniquità che solo il cuore di Dio conosce appieno. Ci è data la certezza che tutto il male – anche quello che ci sta scuotendo – è perché ‘siano manifestate le opere di Dio’ (Gv 9,3)”, afferma il presule. “A noi, cari sacerdoti, è richiesto di rendere testimonianza della nostra fiducia nella Parola di Dio, anche se i segni non ci sono o tardano a venire. È per questo che non rinunceremo a celebrare domenica – la quarta di Quaresima – nella gioia, come ci chiede la liturgia; perché sappiamo che il seme della Pasqua è stato già piantato da Dio nella terra silenziosa e dolorante ed è pronto ad esplodere”.
Il vescovo ringrazia i preti “per i segni di vicinanza e di prossimità” verso “i nostri fedeli preoccupati, forse smarriti”. Poi la richiesta della vicinanza e prossimità tra “sacerdoti”. In questo senso, mons. Melillo propone “due strade semplici da seguirsi: “La prima è l’impegno a individuare, nella preghiera, ogni giorno, un confratello che non sentiamo da tanto, o che magari sappiamo più solo o più in difficoltà, o – di più – un confratello con cui nel passato c’è stata qualche incomprensione, e a scegliere una forma di prossimità da vivere nei suoi riguardi: a volte – lo sapete – è basta una telefonata con tono sorridente e incoraggiante”. La seconda è, invece, “l’impegno ad unirci spiritualmente nella preghiera dell’Angelus, dalle nostre case o dai luoghi del nostro ministero,
affidando alla Madonna tutti i confratelli e chiedendo per ciascuno di noi la forza e la gioia di rinnovare quotidianamente il nostro ‘sì’ al Signore, pur se facciamo talvolta fatica a portarne il peso”.
Il vescovo conclude: “La Madonna aiuterà la nostra opera di comunione, Lei che è stata donna di relazioni autentiche e piene. Al suo cuore di Madre affidiamo don Antonio, di cui conosciamo tutti la devozione mariana: vi raccomando di celebrare, appena potrete, in suffragio della sua anima”.