Parole di gratitudine e incoraggiamento sono quelle che il vescovo di Nola, Francesco Marino, scrive ai sindaci, al personale ospedaliero e ai lavoratori del territorio diocesano che, in questi giorni difficilissimi per l’intero Paese, sono in prima linea nel tentativo di contenere il diffondersi del contagio da Covid-19.
“A nome di tutti i sacerdoti – si legge nella lettera ai sindaci – assicuro la piena e totale corresponsabilità nel rispetto delle norme di sicurezza e la completa disponibilità a collaborare per la tutela della salute delle persone”. “Le indicazioni fornite dalle Autorità civili in materia di prevenzione del contagio sono necessarie – aggiunge scrivendo ai lavoratori – e ogni cittadino (a maggior ragione ogni credente!) deve ottemperare ad esse per il bene proprio e per il senso di responsabilità verso la collettività”.
Lettere piene di speranza e con uno sguardo rivolto al futuro: “Come Chiesa – si legge nella lettera ai sindaci – sentiamo che il nostro compito in questo momento è soprattutto quello di essere ‘riserva di speranza’ e punto di connessione di legami che non vanno persi o indeboliti, ma anzi rafforzati e resi più autentici. Ci avviamo a una Pasqua ‘senza popolo’ che però, e non è un paradosso, sarà ‘popolare’ più che in altre circostanze, perché siamo fino in fondo immersi nelle vicende della nostra gente”.
Ai responsabili dirigenziali, ai medici, ai sanitari e al personale amministrativo degli ospedali presenti sul territorio, il vescovo si rivolge “con pudore e senza voler sottrarre nemmeno un minuto di tempo al vostro prezioso lavoro. Nessuna immagine televisiva o del web – aggiunge – può minimamente restituire ciò che state davvero vivendo nelle corsie, a fianco a malati”. “A voi chiedo di non arrendervi e di sentirvi sostenuti da tutti i cittadini. In questo momento voi siete la mano, il cuore e l’intelligenza di Dio a servizio della vita”, continua il vescovo.
Ai sindaci ricorda che questo “è un momento storico che rafforza l’alto senso vocazionale del servizio politico, è un tempo che ci riconsegna l’urgenza di un bene comune che solo insieme possiamo perseguire, con rinunce personali in previsione di un beneficio maggiore per tutti”. Sicuramente” l’idea di ‘comunità’ ne uscirà cambiata. E nel mentre affrontiamo insieme questa fase emergenziale, non trascuriamo la necessità di pensare, sin da oggi, a un ‘dopo'”, che “riguarda i rapporti umani e la loro riconfigurazione, i vincoli di solidarietà, la coesione sociale, il lavoro, l’economia”.
“Giorno dopo giorno, ora dopo ora – aggiunge il presule −, comprendo il serio rischio che grava su molti lavoratori e molte lavoratrici. Mi rendo conto che l’impatto di questo periodo sul mondo del lavoro può diventare una carneficina sociale, per cui è importante un tempo di condivisione che ci invita ad esprimere solidarietà concreta anche nei confronti dell’occupazione”.