“Molti prendono coscienza che, dopo questa pandemia, nulla sarà come prima: cambierà necessariamente il nostro modo di vivere, di pensare al lavoro, alla famiglia, alla politica, all’economia. Cambierà la geopolitica, cambieranno i rapporti tra le nazioni, cambierà l’economia e la finanza”. Lo scrive don Giuseppe Pizzoli nell’editoriale del numero di aprile di Popoli e Missione, pubblicato sul sito web Chi ci separerà? e dedicato alle conseguenze della pandemia del Coronavirus Covid-19. La prima preoccupazione è per il contagio in “quei Paesi, quei continenti in cui le strutture sanitarie non sono assolutamente all’altezza di affrontare questa pandemia”. Il riferimento è all’Africa. Il pensiero è rivolto anche ai missionari che vivono tra queste popolazioni. “Missionari che generalmente sentono il pericolo e la paura di rimanere in quelle situazioni, ma che trovano nella loro vocazione e nella profonda spiritualità missionaria la forza di non abbandonare quelle popolazioni proprio nell’ora della maggiore necessità”. La speranza espressa da don Pizzoli è che, “in questa situazione di emergenza globale, si prenda coscienza che veramente quel mondo che abbiamo costruito negli ultimi decenni non poteva reggere più, che non si risolvono i problemi con la costruzione di muri o accettando passivamente che la forbice tra i paesi ricchi e i paesi poveri aumenti costantemente, che il livello di vita di alcuni paesi sia intoccabile, anzi, in continua espansione a scapito di paesi le cui risorse vengono costantemente ridotte”. “Il coronavirus ci ha reso coscienti che siamo tutti sulla stessa barca – è l’osservazione del sacerdote −. Se il mondo non sarà più lo stesso, sarà la volta buona in cui troveremo la volontà e la forza di costruite un mondo nuovo!”.