“Una decisione così radicale sta suscitando reazioni comprensibili: la rivendicazione del libero esercizio del culto e la possibilità della ‘chiesa aperta’ come segno di speranza (anche se, di fatto, non si dovrebbe andare in chiesa per le limitazioni di movimento già stabilite). Reazioni degne di rispetto. Occorre, però, riflettere senza spinte emotive e riconoscere che la situazione che le autorità son chiamate a governare è di una complessità mai vista, della quale possiamo cogliere solo alcune evidenze. Non spetta alla Chiesa, ma allo Stato legiferare in ordine alla salute pubblica”. Lo scrive mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, dopo che ieri la Repubblica di San Marino ha stabilito, attraverso un decreto legge, che restino chiusi anche i luoghi di culto.
“È questo e soltanto questo il piano sul quale si devono assumere decisioni circa l’accesso ai luoghi di culto, senza richiamare principi che sanno tanto di ideologico. Prudenza e cautela sono per i cattolici, anzitutto, ossequio alla loro coscienza – aggiunge il presule -. In tempo di emergenza come quello presente la comunità cristiana sa trovare vie nuove per adorare Dio ‘in spirito e verità’ e per esprimere fraternità solidale, come già sta cercando di fare”.
Mons. Turazzi offre un’ultima considerazione: “Questo digiuno dei sacerdoti senza il popolo e del popolo senza l’Eucarestia è motivo di sofferenza. La richiesta dell’Eucaristia da parte dei fedeli esprime un desiderio frutto di una vita spirituale intensa. Intanto però occorre ricordare a tutti che il Signore è realmente presente con il suo spirito tra coloro che sono riuniti nel suo nome”, “è presente nella Parola e continua realmente a nutrire chi la legge e la medita”, “il Signore vivo si fa prossimo nel povero”, “è nel desiderio stesso dei sacramenti”, “ha la sua dimora in chi osserva i suoi comandamenti”.
“Scienza, politica, economia e Chiesa sono chiamate a misurarsi, ciascuno per la sua parte, con il dramma presente nel rispetto dei propri ambiti e nella ricerca del vero bene di ogni persona. E ciò non può essere senza una fattiva collaborazione”.