“Le mafie, scuole di crudeltà, non sono più forze ‘antisistema’, ma organizzazioni profondamente insediate in un sistema che persegue, dietro lo scudo della legittimità politica, gli stessi obiettivi: il denaro e il potere”. Lo scrive don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, sul numero di aprile di Vita pastorale, anticipato al Sir, in vista della Giornata delle vittime innocenti di mafia che ricorre domani, sabato 21 marzo. “Non più ‘mondi a parte’ ma ‘parti di un mondo’ – spiega il sacerdote – che sacrifica all’idolo profitto la dignità, la libertà e la vita di milioni di persone”. Confutando l’idea che “ci sia mafia solo laddove ci sono fatti di sangue: omicidi, attentati, stragi”, il fondatore di Libera evidenzia che “in un sistema intrinsecamente violento le mafie possono permettersi il ‘lusso’ di esercitare la violenza in modi indiretti, meno plateali ma non meno persuasivi ed efficaci”. Soffermandosi sulla “forza delle mafie”, il presidente di Libera ribadisce che “sta fuori dalle mafie, in quell’impasto di complicità, indifferenza, ignoranza che permette alle mafie di prosperare e diffondersi a macchia d’olio”. “Ancora si delega la lotta alle mafie alla tenace e generosa azione di magistrati e forze di polizia, senza capire o voler capire che l’azione repressiva non basta se non è accompagnata da politiche sociali, offerta di lavoro e istruzione”. Don Ciotti chiama, quindi, in causa “ Chiesa e comunità dei credenti”, che “sono chiamate a denunce circostanziate e azioni tenaci e generose affinché gli appelli e le condanne non durino lo spazio d’una notizia”.