“Qualcosa è cambiato per sempre. Il pericolo del contagio dal virus Covid-19 e i rigidi provvedimenti del Governo hanno creato un prima e un dopo nella vita sociale e nella nostra storia”. Lo scrive padre Francesco Occhetta, scrittore de La Civiltà Cattolica, nella sua nota di politica, pubblicata nel numero di aprile di Vita pastorale, anticipato al Sir. “Non si ha memoria di un periodo in cui la paura ci ha improvvisamente reso così fragili e bisognosi di aiuto. Le pandemie le guardavamo da lontano”, si legge. Il gesuita esprime gratitudine a infermieri e personale sanitario impegnati in prima linea. “È la responsabilità sociale e politica che trasforma la solitudine in comunità. Siamo riconoscenti agli amministratori e alle forze dell’ordine quando gestiscono umanamente le emergenze. Tuttavia la politica ha il compito di prevenire”. E, qui, il riferimento a Tina Anselmi, la prima donna ministro della Salute, “quando nel 1978 s’è battuta per il Sistema sanitario nazionale che permette a tutti di curarsi”. “È per questo – osserva p. Occhetta – che in Italia un tampone è a carico dello Stato, mentre in America costa circa 3mila dollari a chi lo chiede”.
Contro le pandemie, l’invito alla “precauzione”. L’impegno auspicato è di “guardare insieme verso una ricostruzione umana e degna: chi viene infettato è colui che infetta, la propria vulnerabilità può solo essere curata da una solidarietà condivisa”. P. Occhetta osserva che “per vincere la paura e iniziare a pensare alla ricostruzione, i cittadini, i corpi intermedi e le istituzioni devono ritrovare nuovi ideali e progetti”. “La nostra conversione passa dal cambiamento sociale, per un cristiano significa modificare lo stile di vita, investire nella formazione e nella ricerca. Ma c’è di più. Per la Chiesa il fine dell’azione sanitaria è quello di occuparsi della salute, che è la salvezza integrale del contagiato da non lasciare mai solo”.