“La nostra vita quotidiana non potrà e non dovrà essere più come prima, anzi ora ci è richiesto di guardare in avanti per costruire un futuro nuovo, una nuova comunità”. Lo ha affermato il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, al termine dell’Ostensione straordinaria del Sacro Cingolo mariano officiata in duomo nella tarda serata di ieri, giovedì 19 marzo, solennità di San Giuseppe. Poco prima, a sorpresa, si è affacciato sulla piazza vuota dal pulpito di Donatello e ha impartito la benedizione con la Sacra Cintola su tutta la città. Il presule ha colto questa occasione per rivolgere in diretta tv un messaggio a tutti i pratesi, credenti e non. Il vescovo, ricordando come la pandemia abbia riportato al centro il valore della comunità, ha auspicato la costruzione di “una nuova città dove la politica, quella con la P maiuscola, prevalga sulla finanza, dove il bene comune sappia comporre i pur legittimi interessi particolari, dove la legge prevalga sull’illegalità e lo sfruttamento, dove italiani e cinesi sappiano dar vita insieme a nuove opportunità economiche e di lavoro, dove tutte le principali componenti lascino da parte le proprie visioni particolari e sappiano disegnare insieme un nuovo volto della città, perché, come ci dice l’emergenza del Coronavirus, solo insieme potremo salvarci”.
Il vescovo ha guidato la celebrazione in cattedrale, a porte chiuse, all’interno della Cappella del Sacro Cingolo, dove da secoli è custodita la cintura appartenuta, secondo la tradizione, alla Vergine Maria. Al termine della Preghiera per il Paese, promossa dalla Cei, il vescovo ha officiato l’antico rito dell’ostensione della Sacra Cintola. Inizialmente avrebbe dovuto mettersi in preghiera davanti alla reliquia ma poi ha scelto di uscire all’esterno, come avviene normalmente in questo rito e, su una piazza silenziosa e deserta, ha benedetto tutti i pratesi.