“Molte delle misure preventive raccomandate dalle autorità sanitarie del governo in merito alla dengue (non accumulo di acqua) o al coronavirus sono impossibili o molto difficili da rispettare, nei quartieri in cui vi è un forte deficit di acqua potabile, di qualità dell’acqua e in cui molte persone vivono ai margini dei quartieri, senza accesso alle condizioni di base”, il cui unico pasto, spesso, è quello delle mense comunitarie. La denuncia arriva dalla Commissione per i diritti umani e l’inclusione dell’arcidiocesi di Buenos Aires, formata dal alcuni “curas villeros”, i sacerdoti che vivono nei quartieri poveri della metropoli, come padre José María “Pepe” Di Paola, padre Lorenzo “Toto” De Vedia, padre Carlos “Charly” Olivero, oltre ad alcuni laici. Secondo la Commissione, “esiste una responsabilità comunitaria e della stessa Chiesa cristiana”.
Tuttavia, “la responsabilità dello Stato non può essere diluita o esentata per il lavoro di molti che si dedicano anima e corpo a coloro che soffrono di più nelle città e nei quartieri”. Perciò, concludono i firmatari, “questa Commissione per i diritti umani per l’inclusione vuole esprimere la profonda preoccupazione per il fatto che non è nota una politica pubblica volta a determinare come attuare le misure sanitarie preventive emesse dalle autorità governative, volte a salvaguardare il diritto alla salute della popolazione dei nostri quartieri, nei quali esiste una violazione pre-esistente dei diritti sociali”.