Nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana sono stati immessi in rete, nel 2018, 2,5 miliardi di metri cubi di acqua (378 litri per abitante al giorno) e ne sono stati erogati per usi autorizzati agli utenti finali 1,6 miliardi di metri cubi (237 litri per abitante al giorno, sia fatturati sia forniti ad uso gratuito). Ne deriva che il 37,3% dell’acqua immessa in rete è andato disperso e non è arrivato agli utenti finali (era il 39,0% nel 2016), con ripercussioni finanziarie e ambientali di rilievo, soprattutto considerando gli episodi sempre più frequenti di scarsità idrica che interessano il nostro territorio. È quanto emerge dal report diffuso oggi su “Le statistiche dell’Istat sull’acqua” relativo agli anni 2018-2019.
Rispetto al 2016, spiega l’Istat, si rileva una riduzione dei volumi movimentati nelle reti comunali dei capoluoghi di provincia. I volumi immessi in rete si contraggono di oltre il 4%, a fronte del -1,6% dei volumi erogati (circa tre litri giornalieri in meno per abitante). Ne consegue una riduzione delle perdite totali di rete di circa due punti percentuali, che vanno a segnare un’inversione di tendenza nella serie storica a partire dal 2012.
In un Comune su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Chieti (74,7%), Frosinone (73,8%), Latina (69,7%) e Rieti (67,8%). Una situazione infrastrutturale decisamente favorevole, con perdite idriche totali inferiori al 25%, si è registrata invece in circa un Comune su cinque, con i valori più bassi, inferiori al 15%, a Biella (9,7%), Pavia (13,5%), Mantova (14,2%), Milano (14,3%), Monza (14,5%), Pordenone (14,5%), Macerata (14,8%).
Infine, nel 2018 sono andati dispersi circa 44 metri cubi al giorno per chilometro di rete. “Una situazione – si legge nel report – particolarmente gravosa, con oltre 100 metri cubi persi giornalmente per chilometro di rete, si è registrata in nove Comuni, di cui due nel Centro e sette nel Mezzogiorno, nei quali l’inefficienza è talmente elevata da causare perdite totali percentuali superiori al 45%”.