Quaresima: mons. Santoro (Avezzano), “tempo di radicalità, sguardo penetrante, purificazione”

Tempo “di radicalità”, non “carnevale prolungato dalle finzioni” di “gesti religiosi” che rendono la fede un “andamento lento” tra “Vangelo e praterie di nichilismo esistenziale”. Tempo “di sguardo penetrante sulla radice profonda di ogni perversione: il peccato, fuga da Dio e oscurità nel riconoscere Dio nella carne di quanti continuiamo a chiamare ‘prossimo’ e che avvolgiamo nel cono d’ombra dell’indifferenza e dell’antagonismo”. Tempo “di purificazione” dalla “tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita” e “provoca violenza, prevaricazione e morte”. Mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, definisce definisce in questi termini la Quaresima. Purificazione, “non maquillage auto assolutorio, che nel sacramento della riconciliazione rinnova la grazia battesimale per camminare con decisione verso Cristo”, scrive nel suo messaggio. E così, prosegue, “preghiera, digiuno ed elemosina non saranno scansioni ripetitive di una ‘Quaresima d’antan’, ma dimensioni che ci ricollegano all’essenzialità della fede: inabissarsi nel mistero, denudazione antidolatrica, condivisione solidale”. “Davanti al Crocifisso – l’esortazione del presule- torniamo ad apprendere la lezione sconvolgente. Ogni saggezza umana è trasfigurante la follia dell’amore incarnato e spendibile”. Di qui un pensiero di don primo Mazzolari: “Cristo spogliato, è il povero, l’uomo senza diritti”.

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