“Sono preoccupato soprattutto per le comunità del Sud. Nel panorama già deficitario della sanità meridionale, dove le dipendenze erano già ‘il nulla’, mi chiedo cosa accadrà ai servizi e ai ragazzi. Le comunità terapeutiche, i nostri servizi, gli operatori, gli educatori e tutti coloro che continuano a stare accanto ai ragazzi sono tanti piccoli eroi che si ‘inventano’ Dio ogni giorno, ora dopo ora e tra mille difficoltà, anche per sostenere e spiegare ai ragazzi, ancor più isolati di ieri, quello che sta accadendo”. Lo racconta Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict).
“Il privato sociale, già un settore in crisi, in questo momento storico rischia di non reggere questa forte pressione. Oggi più che mai sappiamo che dobbiamo investire sulla sanità, sulle persone e soprattutto potenziare quelle realtà già deboli e fragili che ora sono travolte da questo ‘tsunami’”, evidenzia Squillaci, per il quale “mai come in questo periodo abbiamo bisogno di un linguaggio comune e di una rete sociale dove il senso di responsabilità verso noi stessi comprenda l’altro. Oggi il maggior disagio è la solitudine. Più le comunità territoriali, le città, i quartieri hanno alto il senso di appartenenza e di identità, più forti saranno gli anticorpi per fronteggiare questa situazione”.
Il presidente della Fict conclude lanciando un appello alle Istituzioni, alle Regioni, alle aziende sanitarie: “Aiutateci ad aiutare i nostri ragazzi, gli utenti con patologie psichiatriche, i minori, le famiglie dei nostri utenti, i nostri operatori. Aiutateci a rimanere aperti. Abbiamo bisogno di regole precise in base alle nostre realtà concrete e territoriali, abbiamo bisogni di fondi, che già nella normale amministrazione erano insufficienti, per mantenere il livello di assistenza e di operatività efficaci. Abbiamo bisogno di non essere lasciati soli. Ed avremo bisogno soprattutto quando sarà passata questa tragedia, perché allora faremo i conti con il crollo finanziario e le perdite enormi che stiamo subendo. In quel momento, quando il Paese si rialzerà, facciamo in modo da non lasciare nessuno a terra, a cominciare da chi, in questo momento, sta lottando quotidianamente per vincere questa guerra terribile”.