“Ci credevamo forti, noi uomini dell’Occidente moderno e avanzato, e ci siamo riscoperti fragili e vulnerabili. Pensavamo di essere individui liberi e autosufficienti, e ci siamo ritrovati bisognosi di abbracci, e di reinventare equilibri e relazioni”. Lo ha detto il vescovo di Savona, mons. Calogero Marino, nell’omela della messa che ha celebrato stamani, senza fedeli, in occasione della festa patronale di Nostra Signora della Misericordia, nella cripta del santuario. A causa dell’emergenza Coronavirus, è stata annullata la tradizionale processione votiva del mattino dalla cattedrale al santuario, che ogni anno raccoglie migliaia di fedeli. Il concetto di “essenziale” è stato il tema centrale dell’omelia del vescovo, che si è conclusa con una preghiera di affidamento a Maria in questi giorni così difficili. Il presule ha segnalato l’importanza dell’“esperienza del vuoto, e anche della mancanza, di un dolore che, forse, può però diventare un dono, e l’occasione di una ripartenza”. Osservando che “non c’è tempo, anche al tempo del virus, in cui ci sia impedito di vivere la grazia e la gioia del Vangelo!”, il vescovo ha ribadito che “anche nei giorni di prova, Dio non smette di promettere: ‘aprirò nel deserto sentieri, darò acqua nell’aridità'”. “Credo che le nostre paure e il nostro disagio siano il segno di qualcosa d’importante: la voglia di vivere. E forse ci sarà dato di scoprire che proprio la paura di essere contagiati viene dalla voglia di vivere. E potremo imparare a vivere, senza accontentarci di vivacchiare”, ha concluso mons. Marino, citando Pier Giorgio Frassati.