Un appello rivolto all’Italia, all’Unione europea e alla comunità internazionale “affinché vengano adottate tutte le possibili iniziative volte alla liberazione delle decine di migliaia migranti e rifugiati rinchiusi nei luoghi informali di detenzione e sequestro” in Libia. È contenuto nel report “La Fabbrica della tortura”, diffuso oggi da Medici per i diritti umani. Medu chiede al governo italiano “la sospensione e la revisione integrale dell’accordo Italia-Libia” mentre all’Unione europea e alla comunità internazionale avanza la richiesta di “chiusura immediata di tutti i centri di detenzione ufficiali e l’evacuazione, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dei migranti e rifugiati lì detenuti verso Paesi sicuri”. “La comunità internazionale – afferma Medu – ha la responsabilità storica di non aver reagito in modo tangibile di fronte ad un fenomeno di queste proporzioni ed e oggi chiamata, seppur in gravissimo ritardo, a rispondere con le massime energia ed urgenza”. Dal 2014 ad oggi (febbraio 2020) sono sbarcati in Italia 660mila migranti. Circa il 90% è transitato dalla Libia provenendo dai Paesi dell’Africa occidentale o del Corno d’Africa, ma anche da alcuni Paesi extra africani come la Siria e il Bangladesh. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim), sono circa 636mila i migranti presenti oggi in Libia (dicembre 2019), mentre sono 48mila i rifugiati e richiedenti asilo registrati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Il report constata anche il drastico calo dei flussi migratori che giungono in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, nel 90% dei casi in partenza dalla Libia. Nel triennio 2014-2017 sono sbarcate circa 504mila persone mentre nel triennio successivo ne sono arrivate 153mila con una riduzione di circa il 70%.