Cristo non si ferma. A Napoli, come altrove. Per questo, nella diocesi partenopea, si è scelto di non rinaviare l’ingresso del nuovo parroco della Resurrezione, la comunità più grande di Scampia: il 19 marzo, festa di San Giuseppe, vedrà l’inizio ufficiale dell’incarico di don Francesco Minervino, che resta anche decano di zona, affiancato dal vice don Pio Sinisi. “Se le chiese sono costrette a chiudere le porte ai fedeli per le celebrazioni, lasciando soltanto la possibilità della preghiera personale aprendo in alcuni momenti del giorno, la Chiesa nemmeno per un attimo viene meno al suo ruolo, garantendo anche attraverso l’ausilio dei nuovi strumenti della tecnologia la partecipazione domestica alle celebrazioni e, in qualche caso, anche alla catechesi”, si legge in una nota. Perciò, “non ci sarà il popolo tra i banchi della chiesa ma sarà fatto ogni sforzo per garantire la trasmissione in diretta a chi è a casa. Insieme si pregherà in attesa della Resurrezione, che non a caso ha dato il nome ad una chiesa nata in uno scantinato e oggi una grande struttura che abbraccia una realtà difficile quanto ricca di spiritualità. La speranza che vive in nostro Signore Risorto non ci abbandona. Questo momento passerà e sarà ancora più bello partecipare alla messa domenicale”.
L’avvicendamento alla guida della Resurrezione, che avviene in seguito alla scomparsa di don Franco Del Vecchio, “in questo momento così delicato anche per la vita spirituale di noi cristiani, vuol essere un segno non certo di cambiamento ma di continuità. In questi giorni in cui sembra essere messa a nudo la fragilità umana, in cui tutto fuori sembra un deserto, la Chiesa continua ad essere un’oasi a cui abbeverarsi, dove i segni di speranza non mancano”.
Infatti, “nei giorni scorsi, mentre in tutt’Italia dai balconi si intonavano l’inno di Mameli o le canzoni degli artisti preferiti, in una sorta di abbraccio virtuale, proprio nel rione Monterosa, a Scampia, alle finestre sono stati accesi dei lumini e si è recitato tutti insieme l’Ave Maria e il Padre Nostro, segno di una Chiesa che, con grande senso di maturità, riesce a ritrovare la sua forza anche fuori dal tempio, spezza la Parola di Dio intorno al focolare domestico, riscopre l’autentica grande bellezza delle pagine del Vangelo”.
“I segni non si fermano – ricorda la nota – e si rintracciano anche nei piccoli gesti, come quello di una persona che ha chiesto al nuovo parroco di confessarsi, con le dovute distanze di sicurezza e precauzioni del tempo, perché aveva bisogno, dopo un lungo periodo di lontananza, di riavvicinarsi al Signore come alimentato da una fiamma che arde dentro. E ancora i tanti che, sempre a distanza, chiedono una preghiera, recitano il Rosario”, seguono la messa celebrata dal Papa a Santa Marta.