L’ennesimo incendio scoppiato oggi nel campo per rifugiati e richiedenti asilo di Moria, sull’isola di Lesbo, ha causato la morte di un bambino e seminato il panico tra le persone. La clinica di Medici senza frontiere (Msf) appena fuori dal campo sta fornendo cure mediche e supporto psicologico alle persone coinvolte. “Oggi un nuovo incendio nel campo di Moria sull’isola di Lesbo ha provocato la morte di un bambino, secondo quanto riportato dai Vigili del Fuoco – dice Marco Sandrone, capo progetto di Msf a Lesbo -. Le fiamme hanno seminato paura e panico tra le persone che vivono nel campo. L’incendio è stato spento e non abbiamo informazioni sulle cause che l’hanno provocato o se ci sono altri morti o feriti. Le nostre équipe mediche nella clinica di Msf fuori dal campo stanno fornendo supporto medico e psicologico”. Un incendio a soli due mesi da quello scoppiato nel campo di Kara Tepe e a cinque da un altro che aveva colpito Moria a settembre 2019. “Questi eventi – prosegue – ci mostrano ancora una volta l’impatto drammatico che possono avere sulla salute fisica e psicologica delle persone che vivono in campi sovraffollati e non sicuri come quello di Moria”. “Le autorità europee e greche – conclude -, che continuano a trattenere le persone in condizioni così disumane, hanno delle responsabilità sul ripetersi di questi terribili episodi. Quante volte ancora dobbiamo vedere le tragiche conseguenze di queste disumane politiche di contenimento prima di evacuare urgentemente le persone dall’inferno di Moria?”.
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