(Londra) Conferenze stampa quotidiane trasmesse via televisione. È l’ultima iniziativa di Downing street per rassicurare l’opinione pubblica britannica. La gestione della crisi coronavirus di Boris Johnson e dei suoi consulenti Chris Whitty e Patrick Vallance sembra non aver convinto i cittadini. Anche se il governo aveva deciso la scorsa settimana di non bandire eventi sportivi e assembramenti e di non chiudere scuole, negozi e ristoranti, la società civile ha proceduto diversamente. La Premier League si è fermata, gli scaffali dei supermercati si sono svuotati con l’Amuchina sparita, alcune scuole hanno chiuso. Secondo il premier e i suoi consulenti, fermare la vita sociale troppo presto non funzionerebbe perché i cittadini non sono abituati a farsi dire dallo Stato come comportarsi ma, secondo un sondaggio del giornale domenicale “Observer”, il 44% degli intervistati vorrebbe le scuole chiuse e il 73% vorrebbero lavorare da casa. Dubbi sono stati sollevati dalla stampa anche sul modello “immunità di gregge”, la decisione di esporre al virus la maggior parte della popolazione generando una barriera naturale di sopravvissuti che si sono immunizzati. È di oggi la notizia che il premier Boris Johnson ha chiesto all’industria manifatturiera di cominciare a produrre respiratori, forse nella consapevolezza che il servizio sanitario britannico non ha la stessa capacità di risposta di quelli di altri Paesi europei. Fino ad oggi i morti britannici per il coronavirus sono stati 35 e 1.372 i contagi confermati.