“Madonna della speranza, noi, discepoli di Gesù, ti riconosciamo come ‘Madre della speranza’, guardiamo a te ‘come a un segno di sicura speranza e di consolazione’ in questi giorni di dura prova”. È la supplica che il vescovo di Senigallia, mons. Franco Manenti, al termine della celebrazione eucaristica di ieri, inginocchiato davanti all’effigie della Madonna della Speranza, le ha rivolto, per la diocesi e per il mondo intero.
“Tu sei Madre della speranza, perché hai generato Gesù ‘nostra speranza’ e perché hai dato e continui dare speranza agli uomini – ha affermato il presule -. Hai dato speranza a due giovani sposi di Cana di Galilea, i quali, per l’imprevista mancanza del vino, stavano per vedere compromessa la festa delle loro nozze. Tra gli invitati sei stata la prima ad accorgerti di questa mancanza e con la tua determinazione di madre hai consentito a Gesù di garantire il ‘vino buono’ fino alla conclusione della festa”. “Ti supplichiamo: chiedi a Gesù, tuo figlio, che doni il ‘vino buono’ della guarigione alle persone colpite dalla malattia – ha aggiunto -. Chiedi a Gesù, che non lasci mancare il ‘vino buono’ della consolazione e della speranza alle persone che hanno perso i loro cari. Chiedi a Gesù che continui a garantire il ‘vino buono’ del generoso e coraggioso servizio, della salute, alle persone che da giorni stanno operando negli ospedali con ammirevole e rischiosa dedizione”.
E ancora: “Chiedi a Gesù, per noi, costretti da questa epidemia a comportamenti, atteggiamenti impegnativi, a rinunce che provocano disagi e sofferenze, il ‘vino buono’ della pazienza, dell’attenzione responsabile e solidale al bene di tutti, soprattutto delle persone più fragili, il ‘vino buono’ della fiducia e della sapienza che ci consentono di vivere questa prova cogliendo le buone opportunità, per il nostro rapporto con il Signore e per i rapporti tra di noi”.
E “chiedi a Gesù, anche per le persone che nel mondo patiscono altre dolorose epidemie, le epidemie dell’ingiustizia, della violenza, della prevaricazione, dell’indifferenza alle loro sofferenze, della povertà, di provvedere il ‘vino buono’ dell’apertura del cuore, della concreta solidarietà da parte di noi tutti”.
Il vescovo ha concluso: “A te chiediamo: come sei stata ‘di speranza fontana vivace” per i due giovani sposi, che quel giorno a Cana di Galilea facevano festa per loro nozze, continua ad esserlo anche per noi, in questi giorni di prova”.