Prima il saluto a chi era collegato in diretta televisiva dalle case e dai luoghi di cura, a medici e operatori sanitari, “specialmente quelli dell’ospedale di Carpi, sia gli operatori contagiati, sia quelli rimasti a fronteggiare il carico assistenziale”; a volontari, presbiteri e ministri delle comunità, forze dell’ordine, amministrazioni locali e statali. Poi la preghiera “per tutti i malati del mondo, per la rapida cessazione del contagio, per chi sta vivendo difficoltà nel lavoro, per le famiglie che si trovano ad affrontare situazioni inedite”. Così mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e amministratore apostolico di Carpi, nella celebrazione eucaristica presieduta ieri nella cattedrale carpigiana a porte chiuse e con diretta tv. “Chiediamo perdono dei nostri peccati, per preparare il cuore a ricevere il dono della parola di Dio”, ha esordito auspicando infine che in questo tempo di quaresima “il Signore ci dia la forza di abbandonare al pozzo le anfore che appesantiscono il cammino: la paura della malattia, l’egoismo del ripiegamento su noi stessi, la tendenza al lamento per la situazione difficile, la tentazione di trasgredire e accusare, lo scoraggiamento e l’avvilimento. E ci riempia piuttosto del suo dono, di lui stesso che è ‘il’ dono Dio, della sua acqua che zampilla per la vita eterna: la sua parola, a cui in questi giorni possiamo attingere con maggiore abbondanza; la sua misericordia, che possiamo esprimere dalle nostre case verso le persone più colpite e provate”. “Le nostre città e i nostri paesi assomigliano ora ad un deserto: ma proprio nell’esperienza del deserto – ha concluso – l’acqua viva si apprezza di più, come un ‘dono’ che il Signore non fa mancare”.