“Ci rivolgiamo a voi, sorelle ‘murate vive’, per chiedere la vostra preghiera, per sostenere le vostre braccia alzate, come quelle di Mosè sul monte, in questo tempo di particolare pericolo e disagio per le nostre comunità provate: dalla vostra resistenza nell’intercessione dipende la nostra resilienza e la futura vittoria”. È l’esortazione di mons. Arturo Aiello, vescovo di Avellino, alle monache di clausura. “Ciò che ci viene chiesto per alcun tempo”, attraverso i decreti, ricorda il presule, “voi lo fate già da sempre e ciò che noi subiamo voi lo avete scelto”. Di qui l’invito: “Insegnateci l’arte di vivere contente di niente, in un piccolo spazio, senza uscire, eppure impegnate in viaggi interiori che non hanno bisogno di aerei e di treni. ‘Dateci del vostro olio’ per capire che lo spirito non può essere imprigionato e più angusto è lo spazio più ampi si aprono i cieli. Rassicurateci che si può vivere anche di poco ed essere nella gioia, ricordateci che la povertà è la condizione ineludibile di ogni essere perché, come diceva don Primo Mazzolari, ‘basta essere uomo per essere un pover’uomo'”.
Ancora: “Diteci che è possibile essere insieme senza essere ammassati, corrispondere da lontano, baciarsi senza toccarsi, sfiorarsi con la carezza di uno sguardo o di un sorriso, semplicemente… guardarsi. Ricordateci che la parola è importante se pensata, tornita a lungo nel cuore, fatta lievitare nella madia dell’anima, guardata fiorire sulle labbra di un altro, detta sottovoce, non gridata e affilata per ferire. Ma, ancor più insegnateci l’arte del silenzio, della luce che si poggia sul davanzale, del sole che sorge ‘come sposo che esce dalla stanza nuziale’ o tramonta ‘nel cielo che tingi di fuoco’, della quiete della sera, della candela accesa che getta ombre sulle pareti del coro”.
Un tempo questo per imparare a vivere diversamente: “Educateci a fare le cose lentamente, con solennità, senza correre, facendo attenzione ai particolari perché ogni giorno è un miracolo, ogni incontro un dono, ogni passo un incedere nella sala del trono, il movimento di una danza o di una sinfonia. Sussurrateci che è importante aspettare, rimandare un bacio, un dono, una carezza, una parola, perché l’attesa di una festa ne aumenta la luce e ‘il meglio deve ancora venire'”. Le monache di clausura possono anche aiutarci “a capire che un incidente può essere una grazia e un dispiacere può nascondere un dono, una partenza può accrescere l’affetto e una lontananza farci finalmente incontrare”.
Mons. Aiello conclude: “A voi, maestre della vita nascosta e felice, affidiamo il nostro disagio, le nostre paure, i nostri rimorsi, i nostri mancati appuntamenti con Dio che sempre ci attende, voi prendete tutto nella vostra preghiera e restituitecelo in gioia, in bouquet di fiori e giorni di pace”.