“Dobbiamo prendere coscienza come cittadini, e ancora di più come cristiani, che è in gioco la salute del popolo, il suo futuro, e perciò è raccomandabile restare a casa il maggior tempo possibile, evitando luoghi pubblici e tenendo un comportamento responsabile, seguendo le norme stabilite dalle autorità sanitarie e dal proprio vescovo. È fondamentale evitare la propagazione di massa di questo virus”. Lo scrive la Presidenza della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), guidata da mons. José Luis Azuaje, arcivescovo di Maracaibo, in seguito alla conferma della positività al Coronavirus Covid-19 di due persone nel Paese. “Chiediamo al Governo nazionale e ai governi regionali – scrivono i vescovi – di dotare gli ospedali e i centri di salute degli strumenti necessari a livello medico e di protezione per poter assistere i pazienti che contraggano il coronavirus”. A livello ecclesiale, oltre a invitare a una maggiore preghiera nel periodo di Quaresima e per la protezione del popolo venezuelano, la Chiesa venezuelana indice una giornata di preghiera, da vivere nelle proprie case per giovedì prossimo, 19 marzo, festa di San Giuseppe. Le messe “non sono sospese al momento” e la situazione verrà continuamente monitorata. Nel frattempo, dall’episcopato arrivano le indicazioni che già sono state date negli altri Paesi dove si è verificata la stessa situazione: la raccomandazione a chi ha febbre e sintomi di mal di gola e raffreddore a non recarsi in chiesa; l’attenzione a evitare l’affollamento, evitando contatti fisici, a partire dal segno di pace; lo svuotamento delle acquasantiere all’ingresso delle chiese; la distribuzione della comunione in mano. I parroci sono poi invitati a riprogrammare le varie attività pastorali.
Nel frattempo, il presidente colombiano Duque ha chiuso la frontiera tra Colombia e Venezuela, per la quale transitano ogni giorno migliaia di migranti, che fuggono dal Paese o che si spostano pe poche ore oltre confine, perlopiù per fare acquisti, per poi tornare in Venezuela. In Colombia i casi di contagio sono saliti a 22. Una situazione che sta già creando proteste. Nelle ultime ore, inoltre, per quanto riguarda l’America Latina, si sono verificati i primi casi di contagio in Uruguay (4), Porto Rico (3), Guyana, Suriname, Guatemala. Di conseguenza, il virus è arrivato ormai in tutti i Paesi del Sudamerica e in gran parte dell’America Centrale e Caribe.