“La legalizzazione dell’aborto non è una priorità per i più poveri, né risponde all’animo profondo dell’Argentina”. È quanto scrivono, in un documento presentato ieri a Buenos Aires (nella foto), nella parrocchia della Vergine dei Miracoli di Caacupé, nella Villa 21-24, dai “curas villeros” dell’arcidiocesi e di Buenos Aires e della provincia. “Prendendoci cura della vita, costruiamo i nostri quartieri” è il tema del documento dei sacerdoti che vivono nelle “villas”, i quartieri poveri dell’immensa periferia di Buenos Aires. Alla conferenza stampa erano presenti, tra gli altri, mons. Gustavo Carrara, vescovo ausiliare di Buenos Aires e vicario per la pastorale delle “Villas de emergencia”, il parroco del luogo, padre Lorenzo De Vedia, e i sacerdoti José María “Pepe” Di Paola, Nicolás Angelotti, Adrián Bernardis, Juan Isasmendi, Guillermo Torres e Gastón Colombres. “In tempi di crisi è necessario discernere le priorità”, scrivono i sacerdoti. In questo senso, proseguono, “apprezziamo l’iniziativa nella lotta contro la fame”, così come l’intenzione di voler mettere “gli ultimi, coloro che stanno più in basso”, in cima alle priorità. Viene visto con favore anche il desiderio di un Paese più federale, in cui tutti i territori siano valorizzati. Ciò presuppone “un atteggiamento di ascolto profondo dei più umili e di dare voce a ciò che emerge dall’interno del Paese”.
Proprio in quest’ottica, secondo i “curas villeros”, la legalizzazione dell’aborto è qualcosa di estraneo alla cultura profonda dell’Argentina. “Papa Francesco – proseguono – ha denunciato innumerevoli volte la cultura dello scarto presente nelle nostre società: i vecchi, gli immigrati, i disabili, i poveri e i bambini non ancora nati ci chiedono attenzione e cura, ci tolgono comodità e privilegi; perciò, c’è una forte tendenza a scartarli, a togliere loro il diritto di esistere”. Infine, i sacerdoti, nel ricordare i numerosi progetti di promozione e tutela delle madri e delle donne nei loro quartieri, ritengono “ovvio” che la proposta di una vita dignitosa “non si esaurisca con la nascita”, ma piuttosto che ci sia bisogno del calore della comunità familiare, di una buona alimentazione, di un giardino e di una scuola, di una corretta assistenza medica”. Purtroppo, “nel nostro Paese la maggior parte dei poveri sono bambini e adolescenti, mentre invece dovrebbero essere oggetto d un’attenzione privilegiata”.