“L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus Covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale”. Lo scrivono in una nota, diffusa oggi, i vescovi toscani
E ricordando l’invito delle autorità pubbliche a restare in casa, i presuli precisano: “Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga”.
Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è “anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro”. Anzitutto, “la famiglia è come una ‘Chiesa domestica’, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: ‘Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro’ (Mt 18,20)”. Pregare in casa, dunque, “non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare”. Una seconda esortazione riguarda “l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della ‘presenza reale’ del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia”. Di qui l’invito: “Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura”.