“Tutti siamo d’accordo sulla responsabilità da esercitare; ma sul come esercitarla – ad esempio se chiudere totalmente le Chiese o no – c’è disparità di posizioni”. È quanto scrivono i vescovi delle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone – Salvatore Gristina, Antonino Raspanti e Calogero Peri – in merito alle disposizioni della Cei, e delle parole pronunciate oggi da Papa Francesco nella messa a Santa Marta – sulla chiusura delle chiese. “Non entriamo pertanto nel clima delle polemiche, perché non aiuta a tenerci uniti nello sforzo non comune di vivere questo tempo nuovo, a cui nessuno di noi è preparato”, precisano i presuli: “Bene primario è rimanere per quanto possibili uniti e pronti a lottare per un unico fine”. “Noi vescovi delle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone abbiamo finora maturato decisioni condivise ed anche adesso vogliamo procedere allo stesso modo proponendo alcune considerazioni”, si legge nel comunicato congiunto: “Con queste riaffermiamo la fiducia nell’onnipotenza di Dio e nella sua protezione, come anche il valore della comunione ecclesiale. Contemporaneamente comprendiamo che è ragionevole fidarsi dei risultati della scienza, la quale invita a non uscire se non per motivi strettamente necessari”. “Ci troviamo, pertanto, dinanzi a due possibilità estreme: o chiudere materialmente le porte delle chiese (ma non vorremmo arrivare a questo) o lasciarle aperte, seguendo comunque le restrizioni che il governo impone. In un caso come nell’altro, ci viene richiesta una rinuncia dolorosa”, osservano i tre vescovi: “Lasciamo le chiese aperte, per entrarvi a pregare, per vivere il sacramento della Riconciliazione, per scambiare una parola con il sacerdote, qualora ci troviamo a passare per i casi previsti dall’autocertificazione. Solo attenendoci scrupolosamente e responsabilmente a queste disposizioni, potremmo non essere costretti a chiuderle fisicamente. Confidiamo nella responsabilità di tutti, perché tutti tendiamo al bene di tutti”.