“In questo momento di grande smarrimento per il nostro Paese, la sofferenza che tutti stiamo vivendo ci invita ad una grande responsabilità per poter affrontare insieme questo tempo di paura e di angoscia. Proprio davanti alle continue manifestazioni di violenza avvenute in diverse carceri italiane, mi sono chiesto come fosse possibile che una violenza così incontrollata sia esplosa, con rabbia, tra le mura delle carceri. Sicuramente alla base ci sono le valide ragioni delle richieste che da tempo non vengono ascoltate e alle quali non si è data pronta risposta. Sappiamo tutti che le lentezze burocratiche uccidono la speranza”. Lo sottolinea don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, in una lettera aperta ai detenuti, dopo le rivolte che si sono registrate in vari istituti penitenziari in questi giorni, che in Italia corrispondono anche a quelli dell’emergenza per il coronavirus Covid-19.
“Nelle carceri ci sono tantissime persone che lavorano per voi, per il vostro bene, che aiutano ad affrontare quotidianamente il vostro disagio. Loro sono i vostri compagni di viaggio e tra questi vi sono i cappellani e tutto il mondo del volontariato che ogni giorno vi incontra e profonde ogni sua energia con amore per donarvi la carezza di Dio Padre che non giudica, ma guarisce e perdona”, evidenzia il sacerdote, che osserva: “Quanti di voi, tra le mura delle carceri, vivono un cammino di fede, ascoltano la Parola di Dio, partecipano all’Eucarestia, intraprendono una formazione evangelica. Eppure, molti di voi non sono stati, in questa occasione, strumento di pace e di mitezza, ma si sono lasciati travolgere da una spirale di violenza senza precedenti; hanno distrutto e mandato in macerie i sacrifici di molti, tradendo la fiducia di coloro che vi accompagnano nel reinserimento futuro. Con violenza incontrollata sono stati distrutti l’ambiente e i luoghi di lavoro o di aggregazione”.