Un fondo speciale a disposizione dei Comuni da investire – in collaborazione con le associazioni attive sul territorio – per la fornitura di beni di prima necessità e di beni educativi per i bambini e i ragazzi in condizione di maggiore fragilità. È questa la richiesta di Save the Children per rispondere, nell’immediato, ai bisogni crescenti che arrivano dal territorio. “Il fondo, con un iniziale stanziamento di 100 milioni – suggerisce l’organizzazione – potrebbe essere previsto nell’ambito delle misure attualmente allo studio del governo o con la rimodulazione di risorse provenienti dai Fondi europei che l’Italia non è ancora riuscita ad impegnare”. “La nostra rete di centri territoriali presente nelle zone più svantaggiate – afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children -, dai ‘Punti luce’ ai ‘Centri fuoriclasse’, dai centri ‘Civico zero’ agli ‘Spazi mamme’, sta facendo fronte al forte aumento di richieste da parte di famiglie che hanno già perso in questo periodo l’unica fonte di sostentamento – legata a lavori precari e saltuari nel campo della ristorazione, del turismo, del commercio, delle pulizie – e si trova in una situazione di necessità immediata”. Oggi in Italia oltre 1,2 milioni di bambini vivono in povertà assoluta, e 1 famiglia con minori su 10 (l’11,3%) vive in povertà assoluta, così come il 17% delle famiglie con un solo genitore e il 31% di quelle in cui entrambi i genitori sono stranieri. Secondo gli ultimi dati Ocse diffusi, inoltre il 14% della popolazione italiana vive in una situazione di relativa povertà e il 27%, rischia invece di finire in povertà se dovesse perdere tre mesi consecutivi di stipendio, scenario che in questa situazione rischia di diventare a breve una triste realtà. L’organizzazione chiede inoltre un intervento anche a favore dei minori stranieri soli, la cui permanenza regolare in Italia al raggiungimento della maggiore età è a rischio: serve “un provvedimento che consenta la proroga o il rinnovo temporaneo del titolo di soggiorno, per proseguire il percorso di integrazione e avere il tempo necessario per riprendere una attività lavorativa o di formazione professionale”. Tutti i centri di Save the Children restano attivi attraverso contatti telefonici e online, limitando alle urgenze i contatti diretti, nel rispetto delle normative.